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La Cgil mette a rischio gli sgravi sui salari

Il ministro Sacconi

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No alle gabbie salariali, sì ai salari differenziati in base ai meriti così come propone la riforma del modello contrattuale. Dopo la sortita della Lega sulla diversificazione territoriale delle retribuzioni, ci pensa il ministro del Welfare a mettere uno stop alle polemiche e al tempo stesso a pungolare la Cgil che quell'accordo sul nuovo sistema contrattuale non l'ha firmato. Il no della Cgil rischia infatti di creare non pochi problemi nella nuova tornata contrattuale che si aprirà in autunno in un contesto economico molto difficile. Il pungolo alla Cgil arriva fino al punto di ventilare l'ipotesi di far saltare gli incentivi fiscali al salario variabile qualora ci dovessero essere dei problemi nel rinnovo dei contratti. In autunno ci sarà il banco di prova sui contratti e, dice il ministro, se le parti non daranno prova di voler utilizzare quei meccanismi di sgravio che incentivano il salario variabile, la detassazione prevista per legge potrebbe saltare. «Abbiamo messo sul piatto la detassazione del salario variabile. Ma nella misura in cui le parti la usano: altrimenti dovremmo ripensarci», ha detto Sacconi. Immediata la replica della Cgil, che accusa il ministro di continuare ad isolarla. «In questo Paese c'è una legge sulla detassazione del secondo livello che il ministro dovrebbe applicare, e dovrebbe farlo correttamente senza utilizzarla a fini ricattatori», afferma il segretario confederale Susanna Camusso.   La linea proposta dal ministro del Lavoro convince invece Cisl e Uil, secondo cui gli accordi in base alle nuove regole si faranno e per le quali, per incentivare la contrattazione di secondo livello e la produttività, non solo è necessario mantenere gli sgravi previsti ma, addirittura, aumentarli. Il taglio della tassazione al 10% «è stato apprezzato dal sindacato», dice il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, ma è necessario arrivare «a tasse zero sulla contrattazione di secondo livello. Così i contratti correranno come furetti, è esattamente quello che ora serve», assicura, dicendosi preoccupato per il calo sistematico dei consumi. Anche la Uil giudica «positivo» l'approccio del ministro del Lavoro sui rinnovi contrattuali e il segretario generale, Luigi Angeletti, assicura: «faremo i contratti e quindi non c'è alcun rischio che gli sgravi alle retribuzioni saltino». Ma il sindacalista chiede al governo di mettere qualcosa in più sul tavolo come aiuto a superare quello che si preannuncia un autunno difficile. Due sono le misure sollecitate dalla Uil: «elevare franchigia della detassazione a 40 mila euro e azzerare la tassazione sulla parte variabile del salario». D'accordo anche Confindustria, che si spinge anche più il là chiedendo all'esecutivo di migliorare le misure di sgravio contributivo. «Le parti sociali, e in questo caso tutte le parti sociali, sono assolutamente d'accordo a che il salario di produttività realizzato a livello aziendale sia incentivato», afferma il direttore generale, Giampaolo Galli, che concorda sull'importanza della tassazione al 10% fisso dei premi di produttività introdotta dal Governo Berlusconi e prorogata per il 2009, e sulla necessità di innalzare «anche il limite di reddito che ne consente la fruizione». «Altrettanto essenziali», continua Galli, sono le misure di sgravio contributivo, riviste nel 2007 «ma da migliorare ulteriormente».

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