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Fisco, 170mila "osservati"

La dogana tra Italia e Svizzera

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Il fisco italiano fa da spalla al ministro dell'Economia Giulio Tremonti che, sullo scudo fiscale per far rientrare i capitali italiani all'estero, ha scommesso non poco per rimpinguare le casse del bilancio pubblico.   E dopo la messa in mora del tesoretto che l'Avvocato Agnelli avrebbe messo al sicuro nei forzieri svizzeri ieri è arrivata la conferma che sotto la lente degli 007 dell'erario ci sono 170.000 casi di possibile evasione per capitali illegalmente detenuti nei cosiddetti paradisi fiscali. Un uno-due, insomma, diretto a chi non avesse intenzione di approfittare dell'opportunità offerta dalla sanatoria approvata nel decreto anticrisi. E e dare un'idea della macchina che si è messa in moto per regolare i conti con il fisco, ora pagando una penale o in futuro quando i termini saranno scaduti, è stato lo stesso direttore dell'Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, che ha parlato di «un'azione a trecentosessanta gradi». A stare attenti dunque debbono essere «tutti quelli che detengono qualcosa all'estero non dichiarato in Italia, non solo i miliardari».   Imprenditori e famiglie che negli anni scorsi hanno preferito occultare le ricchezze oltreconfine devono insomma sentire, secondo il ministero dell'Economia, il fiato sul collo. Il «tesoro» degli Agnelli certo fa notizia perché da solo potrebbe valere per le casse del fisco oltre un miliardo di euro. Ma attraverso l'incrocio dei dati che le istituzioni finanziarie, a partire dalle banche, e soprattutto attraverso le nuove norme, contenute nel decreto anti-crisi, l'azione degli «007» del fisco può ottenere risultati più efficaci. Befera non ha fatto nomi espliciti di big sotto i fari dell'amministrazione finanziaria ma ha ricordato i conti del Liechtenstein, ha citato una lista di conti presso Ubs Italia che «si presume abbia qualche riferimento presso Ubs Svizzera» e parlato anche di «una lista di 500 nominativi circa sequestrati ad un avvocato svizzero recentemente arrestato dalla procura di Milano».   Di materiale ce n'è. E il bastone agitato da Befera se i contribuenti infedeli non approfitteranno della carota dovrebbe incentivare il flusso di denaro dalle banche svizzere verso il Paese. Le norme fiscali che hanno dato il via ad una vera e propria offensiva da parte dell'Agenzia delle Entrate partono dallo stesso schema. Da una parte hanno rafforzato le sanzioni dal 200 al 400 per cento, come ha ricordato ieri lo stesso numero uno del «braccio fiscale» del ministero dell'Economia. Dall'altra hanno invertito l'onere della prova. È «un cambiamento fortissimo - ha commentato Befera - perché commuta automaticamente il capitale detenuto all'estero e non conosciuto al fisco in reddito non dichiarato». Sta all'interessato poi provare o meno il perché su quei soldi non ha pagato un euro di tasse. È evidente che l'azione anti-evasione, oltre a cercare di portare frutti alle casse dell'erario, punta anche ad invogliare chi potrebbe rimpatriare volontariamente capitali detenuti nei cosiddetti paradisi fiscali avvalendosi delle agevolazioni previste dallo scudo fiscale, contenuto anche questo nel decreto anti-crisi varato dal Parlamento prima della pausa estiva. Se infatti il procedimento è già aperto la sanatoria in questione non è più possibile. E questo potrebbe essere il caso proprio degli eredi di Agnelli se davvero venisse appurata l'evasione. Sul caso del presunto tesoro all'estero dell'Avvocato, la procura di Torino riferisce che «al momento non è a conoscenza di elementi che concretizzino ipotesi di reato».

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