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Al via il Patto d'autunno tra imprese e banche

Giulio Tremonti

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Imprese e banche hanno siglato il patto per l'autunno. Una pace provvidenziale tra credito e sistema produttivo in vista della ripresa di settembre che potrebbe rivelarsi più dura del previsto. L'artefice dell'armistizio è stato il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, che ha messo sotto pressione le banche per costringerle ad allentare i cordoni della borsa nei confronti delle imprese italiane. È arrivato anche a minacciare l'uso dei prefetti incaricati di verificare sul territorio quando i capi delle filiali rifiutavano fidi alle aziende senza motivazioni reali. Poi è arrivata alla quadra. E ha capito che per ottenere una minore rigidità allo sportello doveva assicurare alle banche un minimo beneficio. E il risultato è stata appunto la pace. Da ieri infatti gli imprenditori potranno ottenere una moratoria dei debiti bancari, un effettivo congelamento delle rate di mutui, prestiti e leasing, fino alla metà del 2010 dietro presentazione di una domanda e gli istituti di credito avranno una maggiore deducibilità fiscale dei crediti inesigibili e che si trasformano in perdite di bilancio. L'iniziativa lanciata all'ultima assemblea dell'Abi, discussa e limata nelle settimane successive ieri a Milano si è trasformata in un documento ufficiale sottoscritto da tutte le parti. Una «vera boccata d'ossigeno» con la terra che è stata «messa a maggese» in attesa di «aspettare il momento giusto» per la ripresa, dopo la morsa della crisi che ha colpito le pmi. Così Tremonti ha salutato l'ufficialità del cosiddetto «avviso comune» per la sospensione dei debiti delle piccole e medie imprese verso il sistema creditizio. Sarà uno strumento necessario e vitale per la ripresa dopo la pausa estiva. Insomma un autentico «Patto d'autunno» tra gli attori economici per affrontare quello che potrebbe rivelarsi il punto più basso della crisi nell'economia reale. Se i mercati finanziari hanno, infatti, ripreso vigore a partire dallo scorso marzo così non è stato per il sistema produttivo e per l'occupazione. Il governo è entrato insomma a gamba tesa per preparare una rete di protezione agli imprenditori che, dopo aver tenuto testa alla crisi con mezzi propri e con il supporto degli ammortizzatori sociali, potrebbero essere talmente stremati da non poter più continuare le loro attività. Il rischio c'è. A ricordarlo è stata ieri la presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, secondo la quale pur in presenza di «qualche piccolissimo segnale di miglioramento avremo ancora davanti dei mesi difficili». Per questo, secondo la leader dell'associazione di Viale dell'Astronomia, l'accordo deve diventare «uno strumento vero a sostegno delle imprese. E un passo importante soprattutto perché compiuto nei tempi previsti. Mi piace il fatto che ci eravamo dati come obiettivo di chiudere prima delle vacanze e lo abbiamo fatto». Alla ripresa il ministero dell'Economia predisporrà «un manuale concreto on line - ha spiegato Tremonti - per attivare in concreto una serie di meccanismi che comprendono l'intervento della Cassa Depositi e Prestiti, della Sace, della Banca Europea di Investimenti e delle banche italiane». Gli istituti di credito potranno scegliere volontariamente se aderire o meno e avranno 45 giorni di tempo per farlo dal momento della scelta. Le imprese, invece, avranno la possibilità di presentare domanda di moratoria fino al 30 giugno 2010. Il Governo mette poi sul piatto agevolazioni fiscali per le eventuali perdite registrate dalle banche, ma «soltanto se l'accordo funziona», ha affermato Tremonti precisando che «il governo modifica il meccanismo fiscale sulle perdite, ma solo se c'è credito alle imprese: prima vogliamo vedere la moratoria - ha detto - poi daremo sgravi fiscali, non viceversa». Gli interventi previsti dall'avviso comune sono fondamentalmente tre: moratoria su mutui e leasing (sospensione fino a 12 mesi delle rate del pagamento della quota capitale), anticipazione sui crediti esigibili con allungamento fino a 270 giorni delle scadenze per la restituzione e sostegno alla ricapitalizzazione delle piccole e medie imprese. «Il sistema Italia ha dato una risposta unica al mondo al problema della crisi - ha commentato il presidente dell'Abi, Corrado Faissola - perché in 20 giorni ha trovato una coesione altissima per dare una risposta in tempi rapidi». Segnali di pace da ogni parte insomma.

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