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Per il deputato Pdl le polemiche sull?Afghanistan sono solo «bollicine mediatiche» Landolfi: «Anche stavolta non pestiamoci i calli da soli»

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«Non pestiamoci i calli da soli». Mario Landolfi era portavoce di An nella legislatura della scorsa esperienza di Berlusconi, e poi divenne anche ministro delle Comunicazioni. Ricorda le polemiche. Anche se avverte che il finale sarà diverso: «Allora c'era il centrodestra, una coalizione. Stavolta c'è un partito, il Pdl, che ha una alleanza con Lega al Nord e con il Mpa al Sud. Non esiste un rischio instabilità». Eppure anche stavolta non mancano le polemiche. «Sull'Afghanistan più che una polemica mi sono sembrate bollicine mediatiche». E sul Sud? «La questione è più complessa. Ma anche in questo caso dobbiamo evitare che un dibattito interno finisca con l'apparire come lacerazione». E come si può fare? «Discutendo dentro al partito. Vede, anche le recenti elezioni Europee hanno dimostrato che esiste un solo partito nazionale. Il Pdl. Spetta a questa formazione politica ridare centralità e dignità politica alla questione meridionale». Quindi lei dice no al partito del Sud? «Ripeto, tocca al Pdl rappresentare al suo interno questa questione. Per farlo, però, il principale partito italiano deve valorizzare l'espressione del territorio». Che vuol dire? «Vuol dire che oggi abbiamo la richiesta della Lega, poi c'è il Consiglio dei ministri dove queste decisioni vengono ratificate, poi c'è il Parlamento in cui si discutono le modifiche della Lega. Insomma, al centro del dibattito ci sono sempre le istanze del Nord. E il resto del Paese?». Il Pdl deve fare il partito del Sud? «No, il Pdl deve usare più che il filo spinato il filo di cotone. Ricucire l'Italia. Comprendere e rappresentare le istanze che vengono dal territorio». Per questo lei ha proposto che abbia al suo interno una "camera del territorio"? «Esatto, un luogo dove le richieste che arrivano dal basso possano essere rappresentate. Un luogo della discussione e della decisione E che decida almeno un terzo delle candidature alle elezioni». Ma non c'è il rischio che si faccia lo stesso una sorta di Lega Sud? «Quando è nata la Lega Nord aveva un'idea forza, il differenziale tra il peso fiscale sostenuto dal Nord e il peso politico esercitato. Ha svolto il ruolo che ha avuto il Terzo Stato nella rivoluzione francese quando si chiedeva: "Chi siamo? Tutti", "Che cosa abbiamo? Niente", "Che cosa vogliamo? Qualcosa". Il Sud non ha un'idea forza, potrà partorire un Masaniello ma non una rivoluzione. Ecco perché spetta al principale partito nazionale, al partito degli italiani rappresentare le sue istanze». È d'accordo con il piano che sta per elaborare Tremonti? «Sono d'accordo con l'idea di una nuova Cassa del Mezzogiorno». Ancora con la Cassa? Ma se è stata un fallimento? «Ne abbiamo parlato anche ad Orvieto al meeting organizzato da Alemanno. Ci piace l'idea di un'agenzia per il Mezzogiorno che recuperi la funzione di grande agenzia di progettazione che ha avuto la Cassa nei primi anni di vita. Quella Casa ha ha dato un contributo fondamentale al Mezzogiorno soprattutto in agricoltura».

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