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Alemanno: il mio manifesto per il Mezzogiorno

Gianni Alemanno

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{{IMG_SX}}Serve un "manifesto per il Sud". "Tremonti non aspetti più a lanciarlo, è lui il ministro che rappresenta l'unità del governo". E anche al Pdl serve una scossa. Pardon, "bisogna dare ritmo al nuovo partito". Gianni Alemanno ascolta gli interventi al convegno organizzato dalla "sua" fondazione Nuova Italia a Orvieto. E poi si lascia andare, a tutto tondo sui principali temi dell'attualità politica. Sindaco, cominciamo dal Mezzogiorno tornato ad essere una priorità politica nazionale. Eppure il governo sembra ancora non aver deciso se avviare un piano per il Sud. Non siamo già in ritardo? «Vorrei fare una premessa».  Prego, quale? «Il governo ha già fatto molto per il Mezzogiorno. Basti ricordare che il primo consiglio dei ministri si è svolto a Napoli. Il primo provvedimento è stato quello per rimuovere l'emergenza rifiuti. E comunque in questo primo anno l'esecutivo ha preso altre iniziative a favore del Sud, non credo si possa onestamente parlare di una distrazione». Però, evidentemente, non è bastato se la si considera ancora un'emergenza. «Penso che il governo in generale debba rilanciare l'iniziativa riformista, quella che deve caratterizzare questa nuova esperienza di Berlusconi». D'accordo, come? In che modo? «In autunno mi auguro che Tremonti lanci quello che io chiamo un vero e proprio manifesto per il Sud. La nostra fondazione Nuova Italia è pronta a promuovere un'iniziativa di questo genere e sono convinto che anche Gianfranco Fini e Maurizio Sacconi la sosterrebbero. Un manifesto politico che affronti in maniera radicale e profonda questa questione nazionale» Con Tremonti? «Certo, Tremonti. È un ministro che rappresenta la politica economica unitaria del governo». Unitario? Ne è sicuro? Sembra sia ogni giorno più contestato proprio dai suoi stessi colleghi. «Questa logica della contrapposizione è sbagliata e rischia di lacerare il governo. Non è il momento di contestazioni, è il momento di agire». Chi lo dovrebbe scrivere questo manifesto? Il partito del Sud? «No, penso che l'idea di un partito del Sud sia sbagliata anche se manifesta un problema concreto. Il Pdl è un partito nazionale e dunque spetta al Pdl raccogliere le istanze che arrivano dal Sud». Che cosa scriverebbe Alemanno nel manifesto per il Sud? «Due punti essenziali. Innanzitutto la fiscalità differenziata e di vantaggio per le Regioni meridionali. È l'altra faccia della medaglia del federalismo fiscale con il quale si è concessa l'autonomia dei territori. Ora bisogna dare un aiuto alle aree depresse». Un aiuto sul quale l'Ue è perplessa. «Lo so, bisogna riproporre con più forza il tema. Grazie al federalismo fiscale e a causa della crisi l'Europa oggi può essere più comprensiva». A quali aree estenderebbe la fiscalità di vantaggio?  «Alle aree obiettivo 1 a cui aggiungerei oggi anche l'Abruzzo ovviamente». Dunque, escluderebbe il Lazio? «Il Lazio ha solo bisogno che vada a regime il motore di Roma Capitale». Diceva: due punti essenziali. Il secondo? «E il secondo è una nuova Cassa del Mezzogiorno. Il cui fulcro essenziale dovrà essere la Banca del Sud varata dal ministero dell'Economia». La Cassa del Mezzogiorno non è stato un esempio di sviluppo, però. «Il punto è come utilizzare questo strumento. La Banca del Sud non deve dare soldi a pioggia bensì elaborare e finanziare la progettualità». Insomma, immagina una sorta di merchant bank pubblica sul modello Simest, la società che aiuta le imprese ad andare all'estero? «Esatto. Vede, nel Sud ci sono grandi patrimoni. Forse anche più di quanto si immagini. Dobbiamo fare in modo che diventino investimenti». Sindaco, lei propone nuovi aiuti al Mezzogiorno. Eppure il Sud dovrebbe prima imparare a usare i soldi che già ha invece di buttarli al vento. Guardi che cosa è accaduto nella sanità. «E infatti qui si apre l'altro capitolo. Dobbiamo fare in modo di aiutare il ricambio non solo generazionale ma di quella parte della classe dirigente del Sud che ha dimostrato di non funzionare». Cioé?  «Senta, non è possibile che da quando esistono le Regioni l'Abruzzo è l'unica ad essere stata sciolta. Ci sono stati altri casi gravi. Penso a Campania e Calabria. Dobbiamo aspettare per forza cinque anni di fallimenti? O si può intervenire prima?». Come per i Comuni sciolti per infiltrazioni mafiose? «Certo. In caso di gravi fallimenti gestionali ci deve essere la possibilità per la presidenza della Repubblica di sciogliere le Regioni». Sembra essere conclusa la fase delle emergenze. non sarà una fase due, ma il governo non dovrebbe cambiare passo?  «Quello che ho detto prima: accelerare il profilo riformista. Le riforme. Quelle economiche e sociali. Ma anche della pubblica amministrazione». Anche quelle istituzionali? «Anche quelle, certo. Ma in questo momento il fronte economico sociale mi sembra quello più scoperto». Che autunno sarà?  «Un autunno decisivo per l'Italia. Per questo il governo proceda senza esitazioni». Quello che sembra fermo è il Pdl. Fatto il congresso stenta a mettersi in moto? «Dobbiamo dare ritmo al partito. Andare avanti con la strutturazione. Completare i coordinamenti provinciali e regionali. E poi finire la fase dell'organizzazione interna. Ma bisogna fare presto. Entro l'autunno dobbiamo essere pronti ad affrontare le Regionali».

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