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Paola Binetti è quel che si definisce l'alter ego di Ignazio Marino

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Entrambimedici, entrambi impegnati nell'ambito universitario, entrambi esponenti del Pd. Eppure così diversi. Lei è la cattolica, spesso indicata come principale referente del Vaticano all'intero dei Democratici. Lui è il laico quello che non ha paura di prendere posizioni di aperto contrasto alle gerarchie ecclesiastiche. E i motivi di attrito non mancano. Anche se davanti alla lettera pubblicata dal Foglio Binetti evita giudizi affrettati. Onorevole cosa ne pensa di questa vicenda di Marino, se l'aspettava? «Nell'ambiente qualche voce correva. Non si va via dall'Ismett due anni dopo averlo fondato. E poi non era tornato nella sua università. Insomma c'erano delle incongruenze. Anche Carlo Marcelletti, citato dal Foglio, lo disse chiaramente: "Marino doveva raccontare la verità prima di andarsene e non l'ha fatto". Ma una cosa sono i sospetti, una cosa i fatti». In effetti la lettera pubblicata dal Foglio è piuttosto chiara. «Il Foglio, in modo asciutto, pubblica la lettera ponendo delle domande a Marino. Mi sembra che il tempismo non lasci nulla all'ambiguità. Anche perché il momento è particolare, Ignazio ha appena presentato la sua piattaforma programmatica e sostiene di voler vincere la corsa per la leadership del Pd. Insomma se hanno pubblicato questa lettera sono certi del contenuto e del momento». Certo, gli americani potevano chiudere un occhi. In fondo si tratta di rimborsi doppi per 8mila euro. «La cultura americana è tanto incline a perdonare qualsiasi infedeltà coniugale quanto inflessibile su ciò che riguarda le tasse e la correttezza amministrativa». Eppure Marino, a suo tempo, disse che se ne andava perché non poteva lavorare nel nostro Paese. Lui era un «cervello in fuga». «Lei punta il dito sull'ambiguità che sempre c'è tra le nostre affermazioni e il legittimo desiderio di salvare la faccia. Ma certe dichiarazioni assumono un peso soprattutto se diventano modello per il principale partito di opposizione». Sta dicendo che Marino dovrebbe ritirarsi dalla corsa per la segreteria? «Mi sembra che, giustamente, siano stati sospesi tutti i giudizi. Si tratta di una buona cultura giornalistica e personale. Bisogna verificare la verità dei fatti». Marino ha già raccontato la propria versione. «Marino ha ribaltato lo scoop. Vediamo se la vicenda si chiuderà qui o ci saranno degli sviluppi». E se ci fossero? «Qualche giorno fa Marino ha sollevato la questione morale parlando del presunto stupratore di Roma. Io credo che, se la cosa fosse confermata, proprio perché è stato lui a usare certe parole, dovrebbe rinunciare a candidarsi alla guida del partito».

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