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Bonaiuti: "Il gossip non dà frutti"

Paolo Bonaiuti

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"Sono contento di essere qui, mi colpisce l'idea di tornare a un giornalismo che si basi sulle cose dette faccia a faccia. Quando io ho cominciato a fare il giornalista si facevano solo interviste di persona". C'è stato il G8, un successo evidente, ma secondo alcuni inaspettato. Sembrava che la campagna sulla vita privata di Berlusconi dovesse screditare quest'appuntamento e invece è accaduto il contrario.  "Ma quale successo inaspettato? Ci eravamo preparati sia sul piano organizzativo (Berlusconi è andato 16 volte all'Aquila) sia su quello dei contenuti. Abbiamo passato giornate intere al tavolo con Berlusconi a studiare tutti i dossier. Per la prima volta il G8 si è allargato al G14, per poi ospitare i paesi africani, le cinque maggiori economie emergenti del mondo (India, Cina, Brasile, Messico, Sudafrica), fino a raggiungere gli oltre 40 paesi e organismi internazionali riuniti alla cena del presidente Napolitano. Era tutto preparato, tutto a L'Aquila ha funzionato come un orologio svizzero. Concreti sono stati anche i contenuti come le nuove regole per un mercato finanziario globale. Oggi ciascuno di noi può investire in ogni parte del mondo, ma né l'investimento né il prodotto acquistato sono regolati da una norma mondiale. È evidente che sono necessarie regole precise e al G8 si è fatto un importante passo in avanti. A Lecce con Tremonti alla guida del summit di ministri dell'Economia è cominciata la scrittura di 12 tavole che forniscono i principi e i valori generali, quelli che poi saranno tradotti in norme concrete. È stato un G8 intessuto di risultati concreti e non di chiacchiere". Però c'è stato chi aveva previsto il disastro. «Rispondo con un esempio. Se sono tifoso della Lazio sostengo la nazionale italiana anche se in squadra ci sono giocatori della Roma. Purtroppo qualcuno dell'opposizione non ha percepito l'importanza che questo appuntamento aveva per l'immagine dell'Italia e ha fatto il tifo contro la nazionale pur di andare contro Berlusconi». Ma allora come mai anche dopo il G8 è ripresa la campagna contro Berlusconi?  "L'esperienza ci dimostra che chi sale sull'altalena del gossip non ottiene nessun risultato politico. Faccio notare che quando Franceschini e i suoi hanno tentato di cavalcare il pettegolezzo alle europee e alle amministrative hanno finito per perdere voti. Allo stesso modo, il tentativo di sfruttare il pettegolezzo in funzione anti G8 non è valso a nulla". Eppure oggi (ieri, ndr) c'è un sondaggio che parla di un calo di gradimento del premier. "È un sondaggio di Repubblica, l'Istituto Piepoli invece dà Berlusconi in ascesa e l'EuroMed Research conferma il premier al 68,4% nel gradimento dei cittadini". Circa la questione del Partito del sud, ci sono diverse posizioni. Oggi La Russa per esempio ha dichiarato che è un progetto non realizzabile. "Da buon fiorentino, sono abituato a guardare i fatti. Non sappiamo ancora nè che direzione prenderà questo fenomeno nè quale sarà la sua consistenza, perché è appena agli inizi. Una risposta ai problemi del Sud può venire dal decentramento, da una sempre maggiore autonomia e qui ci può aiutare il federalismo fiscale". Non le sembra che dal 2008 al 2009 la Lega al nord sia diventata molto più forte nei confronti del Pdl? "Alle Europee il Pdl ha perso qualche voto rispetto alle elezioni politiche precedenti perché si è registrato un astensionismo molto forte nel sud e in particolare in Sicila, zone dove il nostro partito è molto forte. Nelle amministrative abbiamo strappato 34 province alla sinistra, più diversi comuni che erano feudi rossi. Certo la Lega è ancorata al suo territorio, segue i suoi elettori, ma nei confronti di Berlusconi Bossi è sempre stato ed è un alleato serio, affidabile, leale. Con lui e con la Lega si è sempre trovato un accordo". In generale, e questo vale anche per il Pd, tutti i processi politici hanno una loro tempistica. Sembra passato molto tempo, ma invece sono trascorsi solo alcuni mesi dal congresso che ha fatto nascere il Pdl. Che giudizio dà di questa vita in comune con An? E a che punto è l'assetto del partito? "Per me è normale ogni mattina confrontare le mie idee con quelle dell'amico Gasparri o di La Russa o con altri esponenti che provengono da Alleanza nazionale, allo stesso modo con cui ho incontri con amici che vengono da Forza Italia. A me sembra che la fusione sia già avvenuta. I valori e i principi sono gli stessi per tutti noi del Pdl. Ci sentiamo e siamo un solo partito". Lei ha detto che la campagna mediatica contro Berlusconi è coincisa prima col voto, poi col G8. Si può parlare di un complotto di una certa stampa? "Qualcuno ha parlato di progetto eversivo nel senso che si andava contro un Capo di governo e un governo eletti regolarmente dalla maggioranza degli italiani. Personalmente non so quali siano gli obiettivi di certi pettegolezzi: non si può fare buona politica nè buona informazione dal buco della serratura". Il presidente Berlusconi ne è infastidito? "Non è un problema di fastidio. Come la misura di un giornale la dà il numero dei lettori, la misura di un politico deriva dal voto dei suoi elettori. Dobbiamo tenere presente un dato che viene sempre trascurato: una cosa è la percezione mediatica della realtà alimentata dai giornali e dal dibattito tra gli specialisti della politica, altra cosa è la percezione reale, quotidiana della gente. Le persone si interessano di problemi concreti, della spesa quotidiana, dell'andamento della crisi, degli stipendi o del traffico, mentre la politica troppo spesso rimane chiusa in se stessa". Questa vicenda ha dimostrato di non riuscire a spostare i voti. Berlusconi però ha dichiarato che questa sarebbe stata un'estate diversa, ma come sarà? "Berlusconi ha fatto una promessa agli abruzzesi, di riuscire a consegnare una casa entro la fine di novembre a chi è rimasto nelle tende dopo il terremoto. Il premier si è impegnato a seguire i lavori dei cantieri delle nuove case da vicino, perché, come lui stesso ha detto «l'occhio del padrone ingrassa il cavallo". Questo è il modo in cui Berlusconi intende la politica del fare, e non ha niente a che vedere con un cambio d'immagine che non è affatto necessario". Torniamo alla questione crisi. Cosa succederà in autunno?  "Gli ultimi dati Ocse dicono che l'Italia è il primo Paese dove comincerà ad avviarsi la ripresa, seguita dalla Francia". Quindi lei pensa che non ci sia più bisogno di un sostegno da parte del governo? "Qualora ce ne fosse bisogno, tutto è pronto per scattare. Se dovessero esserci problemi nel settore dell'occupazione siamo già pronti a intervenire con la cassa integrazione ordinaria o straordinaria e anche con quella in deroga che dà protezione a chi non ha un contratto a tempo indeterminato. È prevista anche una rimodulazione della Social Card che potrebbe essere anche ulteriormente estesa rispetto i 600 mila cittadini che ne usufruiscono oggi. saranno difese anche le famiglie". Lei più volte ha invitato Casini a rivedere il rapporto col Pdl, auspicando una sorta di ritorno all'ovile. Al contrario però l'Udc sembra voler tendere la mano al Pd. "Tendere la mano al Pd? Non mi pare. Resto del parere che l'elettorato dell'Udc sia prevalentemente di centro destra". Quindi crede che anche se per le regionali del 2010 l'Udc dovesse allearsi col Pd, voi continuerete comunque a raccogliere voti di centro? "Questo è un equivoco che va chiarito una volta per tutte: un grande partito di centro esiste già e si chiama Pdl. Al centro ci siamo già noi. Un partito che prende il 39% non può che essere un partito che occupa l'area di centro". Lei è fiorentino come ricordava, ma è una casualità che le due città con la più forte tradizione politica di sinistra, Bologna e Firenze, appunto, per la prima volta abbiano un sindaco che proviene da una storia diversa da quella del partito comunista? "A Bologna il centrodestra si è diviso, quindi è difficile fare una valutazione. A Firenze invece non vedo nessuna novità: Renzi è la maschera di una vecchia politica, di un vecchio potere di sinistra abituato a stare chiuso nel palazzo senza più contatti con gli elettori. A Firenze la sinistra ha retto, ma ha perduto il Comune di Prato, la terza città del centro Italia, il capoluogo del settore tessile, baluardo rosso da 64 anni ininterrotti". Napolitano ha più volte sottolineato la necessità di un dialogo con l'opposizione. Voi avete sempre sostenuto che la parte che non vuole dialogare non è la vostra. "Il dialogo è difficile con chi ha come alleato Di Pietro che spinge verso toni estremisti una sinistra che dovrebbe essere riformista". E la candidatura di Grillo? "Non credo che Grillo non possa portare molto alla politica". Un'ultima cosa, dopo diversi tentativi riuscirà Tremonti a convincere le banche? "Tutti i tentativi del ministro dimostrano che questo è un governo del fare. Se si domanda a un piccolo imprenditore in cosa vuole essere aiutato, questo risponde il rapporto con le banche, perché senza credito le imprese non riescono ad andare avanti ecco perché ce la stiamo mettendo tutta per riaprire quel rubinetto che salva i posti di lavoro esistenti e ne può riaprire di nuovi". (All'intervista hanno partecipato il direttore Roberto Arditti, il direttore editoriale Giuseppe Sanzotta insieme a Sarina Biraghi, Paolo Zappitelli, Filippo Caleri, Nicola Imberti, Alessandro Bertasi e Augusta Maranci).

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