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Fazio: "Non è escluso un rinvio dell'apertura delle scuole"

Ferruccio Fazio

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Si accende il confronto tra medici e specialisti sull'ipotesi di un rinvio della riapertura delle scuole a settembre - misura ipotizzata dal viceministro alla salute Ferruccio Fazio, il quale ha però precisato che al momento non è una misura allo studio - se l'epidemia di nuova influenza dovesse interessare in maniera massiccia anche il nostro paese. Sia Fazio sia gli esperti sanitari si dicono convinti che l'epidemia arriverà anche in Italia. Su questo non ci sarebbero dubbi. E nessun dubbio, da parte degli specialisti, anche circa il fatto che misure di restrizione sarebbero comunque utili per contenere il dilagare del virus. Ma quando dare avvio a tali misure? Al momento, afferma Pietro Crovari, uno dei maggiori esperti italiani di Igiene pubblica e docente all'Università di Genova, «ogni quadro è prematuro e l'eventuale decisione di un rinvio per l'apertura delle scuole andrebbe presa a ridosso dell'avvio dell'anno scolastico». Ma una cosa è certa, aggiunge l'esperto: «Numerosi lavori scientifici dimostrano che nel momento in cui si determina un picco importante, ovvero elevato, di diffusione del virus, misure di restrizione quali la chiusura delle scuole favoriscono un rallentamento della diffusione del virus stesso. Misure che, in un simile scenario, dovrebbero prevedere ad esempio anche un divieto dei raduni e manifestazioni di massa e la chiusura di altri luoghi di assembramento come i locali pubblici o le discoteche». Ma un aspetto, secondo Crovari, è fondamentale: «Queste misure straordinarie di contenimento dell'epidemia risultano efficaci solo se applicate nel momento epidemiologico corretto. In altri termini, se vengono attuate troppo presto o troppo tardi perdono di validità». Quando applicarle allora? «Quando è accertato che il virus, in questo caso l'A/H1N1 della nuova influenza - risponde Crovari - si sta avviando verso la sua massima diffusione: attualmente, in Italia l'incidenza dei casi di nuova influenza è di circa 0,09 per mille, pari a circa 300 casi a ora confermati, ma nel momento in cui il sistema di sorveglianza dovesse verificare un'accelerazione dell'incidenza da una settimana all'altra, allora sarebbe il momento di intervenire». Al momento, tranquillizza Crovari, «tale accelerazione ancora non si è verificata, ma è inevitabile che accada. Per questo bisogna essere pronti, per far scattare immediatamente misure di contenimento per ritardare la diffusione del virus». Un'ipotesi, precisa, «è che il virus possa diffondersi anche in maniera differente da regione a regione, e allora si potrebbe eventualmente pensare anche a un rinvio o chiusura differenziata delle scuole a seconda delle aree. Ma è ancora prematuro parlarne, bisognerà studiare l'andamento dell'epidemia». Di certo, osserva l'esperto, l'esempio del Messico, dove ha avuto inizio la diffusione del virus, insegna: In Messico, l'allerta sanitaria è scattata verso la fine di aprile e per qualche giorno a Città del Messico e in altre aree del paese, le autorità hanno chiuso scuole, stadi, cinema, teatri, uffici e centri commerciali. Così, afferma Crovari, «la curva della diffusione del virus si è interrotta». È comunque ancora presto per poter programmare misure quali il rinvio dell'apertura delle scuole anche secondo Gaetano Maria Fara, ordinario di Igiene e sanità pubblica all'Università La Sapienza di Roma, che però precisa: «Un rinvio per le scuole non sarebbe in ogni caso una misura risolutiva, perché la scuola non è l'unico luogo di aggregazione ma ve ne sono moltissimi altri; il punto è che un controllo generalizzato sarebbe impossibile». Ad ogni modo, «in attesa che sia pronto il vaccino - conclude Fara - un rinvio per le scuole in caso di epidemia, anche se non risolutivo, potrebbe aiutare a ritardare la diffusione del virus». Non ha invece dubbi l'immunologo Fernando Aiuti: «La chiusura delle scuole sarebbe inutile e impraticabile poiché, ammesso che venga decisa, dovrebbe durare alcuni mesi». Il diffondersi del virus A/H1N1 della nuova influenza, in Italia come in altri paesi, rileva Aiuti, «sarà inarrestabile e colpirà almeno 6-8 milioni di persone soprattutto sotto i 55 anni. Ma la chiusura di scuole e servizi pubblici - avverte - non servirà ad arrestare l'epidemia, né sembra una soluzione possibile». Secondo Aiuti occorre «tranquillizzare la popolazione»: «La nuova influena - afferma - è infatti caratterizzata per ora da una bassa mortalità (ovvero numero di morti per abitanti) e bassa letalità (numero di morti per casi di malattia) e ciò è in parte dovuto alle caratteristiche di questo virus che non è molto aggressivo». Tanto che, aggiunge l'esperto, «paradossalmente sarebbe meglio prendere il virus adesso che fra qualche mese, quando il virus potrebbe invece mutare». «Sono invece preoccupato - conclude Aiuti - perché questa influenza potrebbe creare una grave carenza di posti letto, specie in alcune regioni dove il loro numero è limitato». L'organizzazione mondiale della Sanità, intanto, è intervenuta per raccomandare a tutti gli esperti, ma soprattutto ai medici e a gli operatori sanitari che saranno in prima linea contro la malattia, di vaccinarsi. L'Oms è intatti preoccupata che la continuità dell'assistenza sanitaria possa essere messa a repentaglio. In una fase successiva la vaccinazione potrà essere estesa a gruppi di popolazione considerati a rischio, selezionati da ciascun paese secondo propri criteri di priorità. Il gruppo di esperti Sage (Strategy advisory group of experts) dell'Oms suggerisce il seguente ordine: donne in gravidanza; soggetti con patologia cronica da almeno 6 mesi; giovani adulti sani tra i 15 e i 49 anni; bambini sani; soggetti adulti tra i 50 e i 64 anni; adulti sani; adulti sopra i 65 anni.

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