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Rotondi: "Non sottovalutiamo il pericolo. Il rischio scissione è reale"

Gianfranco Rotondi

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«Il Pdl sbaglia a sottovalutare la pericolosità del partito del Sud. Se i vertici del partito di Berlusconi non cambieranno strategia in breve tempo si potrebbe assistere a una pesante scissione che oltre a minare gli equilibri interni, rovinerà quell'idillio che il Pdl ha costruito con il proprio elettorato. Non dimentichiamo che il grande partito di centrodestra è sempre stato abituato a "fare l'amore" con i propri elettori da Firenze in giù. Se dovesse perdere anche questo privilegio allora si allontanerà molto da quel 35 per cento che è riuscito a conquistarsi alle Europee». Gianfranco Rotondi, ministro per l'Attuazione del Programma, è preoccupato e teme che il partito del Sud possa diventare «un giro di boa della legislatura». Ministro ma il Pdl potrà mai collassare? «No il collasso non ci sarà mai. Al tempo stesso però non può adagiarsi sugli allori. Il Pdl a livello locale ha commesso degli errori, ora deve cambiare strategia». Errori? Dove ha sbagliato? «Il Pdl molte volte ha risolto i problemi espellendo chi non si fosse allineato alla propria linea salvo poi apparentarsi con le liste civiche che questi escusi formavano. Poi pensi all'Udc che una volta corre con noi e l'altra ci gira le spalle. Per non parlare di Mastella che, dopo aver vinto le elezioni all'europarlamento, annuncia di restare nel Pdl ma da autonomo. E ora ci mancava solo il partito del Sud». Un errore anche questo? «Potrebbe diventarlo. È difficile che un'armata composta da tre dei fondatori di Forza Italia come Gianfranco Micciché, Marcello dell'Utri e Antonio Martino abbia difficoltà ad avere successo. Se poi si uniranno a Raffaele Lombardo allora ci sarà un grande sfacelo. Nessuno deve sottovalutare le scissioni. Guardi quello che è successo a me. Quando me ne andai dall'Udc mi risero in faccia. Ora io sono ministro e loro all'opposizione». C'è ancora margine per scongiurare il peggio e riportare in auge la questione meridionale senza arrivare a scissioni? «Certo. Per questo nel seminario de L'Aquila riproporrò ai colleghi una commissione Attalì sul Sud, presieduta da una personalità istituzionale del centro-sinistra. E le dirò di più. Questa mattina ho telefonato al presidente emerito della Repubblica, Carlo Azelio Ciampi, chiedendogli di presiederla».   E Ciampi ha accettato? «Purtroppo, ringraziandomi per la considerazione, ha rifiutato l'invito». Ma il problema qualcuno lo hanno già individuato. Dicono che sia solo colpa del ministro dell'Economia Tremonti che pensa solo al Nord. «Cose da folli. Come si possono imputare a Tremonti i problemi del Sud. Lui ha solo il grande merito di saper far tornare i conti, una cosa che ci ha permesso di rimanere in piedi in un periodo di grave crisi economica». Come mai però i fondi per le aree sottosviluppate devono ancora essere stanziati? «Lo saranno a breve e proprio per gestirli servirebbe una commisione che punti a politiche alternative» Tipo? «Incentivare una collaborazione tra Nord e Sud magari con un rifinanziamento della legge De Vito che incentivava gli investimenti imprenditoriali nel Mezzogiorno. Il massimo poi sarebbe se ci fossero anche dei collegamenti tra le Regioni del Nord con quelle del Sud». E crede che la Lega se ne starà zitta alla finestra? «Guardi che il partito di Bossi non è contrario allo sviluppo del meridione. D'altronte si sa che il loro motto è "più lavorato al Sud piuttosto che meridionali al Nord».  

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