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L'inchiesta di Bari fa rotta sulla sinistra pugliese

Niki Vendola

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Protesi ortopediche, belle donne, auto di lusso, champagne, piste (non per sciatori), garconierre, megaville in Costa Smeralda. Il Barigate è un intreccio di variegate inchieste giudiziarie come una tela colorata, dove il gossip va a braccetto con la turbativa d'asta e la sobrietà istituzionale si trasforma in un canovaccio da B-movie. Tutto scaturito dal malcostume e dall'humus di illegalità - non solo boccaccesca - che avvolge il mondo legato alle imprese e all'ente Regione. I politici pugliesi ogni mattina leggono con apprensione le cronache dei quotidiani che, attraverso la spazzatura delle intercettazioni, mettono in piazza connivenze e rapporti tra manager della sanità, imprenditori avventurieri e componenti della giunta regionale guidata da Nichi Vendola. Il quadro generale è quello di una telenovelas dove un ruolo da protagonista è recitato dalla «sinistra sanitaria». Il governatore, che questa settimana sarà ascoltato dal pubblico ministero Giuseppe Scelsi come persona informata sui fatti nell'ambito di una inchiesta su appalti ospedalieri, ha scelto un approccio berlingueriano, la questione morale prima di tutto. La linea è questa: fuori dall'esecutivo gli assessori coinvolti nelle indagini, defenestrati in tronco i manager indagati. Sullo sfondo c'è la figura proteiforme di Giampaolo Tarantini, giovane imprenditore (co-titolare con il fratello Claudio della Tecno Hospital), che in un paio d'anni aveva salito tutti i gradini del jet-set, passando dalle serate «glamour» di provincia nella discoteca Gorgeus di Bari, al Billionaire di Briatore ed ai party esclusivi con donne disponibili e droga nella villa di Capriccioli. Eppure l'adolescenza di Giampy è stata quella di un comune ragazzo delle Bari-bene, iscritto dai genitori al liceo classico femminile «Margherita», un istituto religioso dove nelle sezioni i maschietti erano mosche bianche. Anche sua moglie, la bellissima Nicla De Venuto, ha studiato in una scuola privata: era la miss del di Cagno Abbrescia, il ginnasio della Compagnia del Gesù. Nelle storie di queste settimane, però, non c'è alcun timor dei. In una Regione Puglia che per protesi ortopediche spende ogni anno quattordici milioni di euro, alcune intercettazioni ambientali riscontrerebbero che Tarantini avesse messo a disposizione di politici, amministratori e imprenditori di centrosinistra - al fine di ingraziarseli - un appartamento di sua proprietà nella centralissima via Roberto da Bari nel quale si potevano intrattenere con escort appositamente convocate per l'occasione. A novembre il barese aveva deciso di diversificare la sua attività principale (legata alle forniture di protesi o servizi ospedalieri), fondando una società che aveva come ragione sociale l'obbiettivo di creare una rete di lobbing: tra i suoi primi clienti c'era (con un investimento di oltre centocinquantamila euro) il gruppo Intini, azienda di Noci (Bari) con il cuore a sinistra. I filoni delle indagini giudiziarie baresi, coordinati dal procuratore aggiunto Marco Dinapoli, sono ormai diventati cinque. Nel febbraio scorso la «scossetta» giudiziaria ha cambiato gli equilibri della giunta regionale.   La notizia di una presunta iscrizione nel registro degli indagati per l'allora assessore alla sanità Alberto Tedesco fu seguita dalle pronte (e provocate) dimissioni dell'esponente del Pd (area socialista), e dalla nomina di un fedelissimo vendoliano al suo posto, il docente universitario Tommaso Fiore, un legalista con nomea da talebano. Tedesco, primo dei non eletti al Senato nelle politiche del 2008, ormai senza incarichi, nelle settimane successive aveva scalpitato e creato agitazione nelle fila del centrosinistra, arrivando ad ipotizzare una sua candidatura a sindaco di Bari contro il primo cittadino uscente Michele Emiliano (segretario regionale del Pd). Un intervento risolutivo di Massimo D'Alema ha scongiurato questa ipotesi, trovando una soluzione da fine tessitore diplomatico: l'ex ministro e senatore Paolo De Castro diveniva capolista alle europee e con la sua elezione a Strasburgo favoriva l'ingresso a Palazzo Madama di Tedesco, grato dell'annessa immunità parlamentare. Come un fiume carsico, oltre il clamore delle feste a Palazzo Grazioli a cui Tarantini si presentava con Patrizia D'Addario e altre «amiche», emergono le amicizie «bipartisan» di Giampy: qualche cena galeotta con l'imprenditore barese potrebbe, infatti, costare cara al vicepresidente della giunta regionale Sandro Frisullo, esponente dalemiano, a cui presto sarà chiesto di sottoscrivere una lettera di disimpegno. Sarà defenestrata nelle prossime ore, invece, Lea Cosentino, direttrice dell'Asl del capoluogo: è accusata di turbativa d'asta nel procedimento sulla malasanità seguito dal pm Scelsi. Chi è la Cosentino? Un manager di potere, con simpatie a sinistra. Era in prima fila al congresso di Rifondazione comunista a Chianciano, dove faceva il tifo per Nichi Vendola, accompagnata dal deputato Pd Gero Grassi.   In estate era stata anche in Sardegna e aveva impreziosito le sue vacanze con la partecipazione alle ormai rinomate feste di Giampy. Voleva essere in prima fila lunedì scorso a Bari per festeggiare la rielezione di Michele Emiliano, ma è arrivata nel comitato elettorale dei democrat troppo tardi. Il sindaco era già in marcia verso il Palazzo di città.

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