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«Inevitabile l'aumento dell'età per le donne del pubblico impiego»

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Lebacchettate dell'Ocse? Mi sembra un'abitudine questa di darci addosso. Le riforme le abbiamo fatte e meglio di altri Paesi». Giuseppe Vegas, viceministro dell'Economia, ridimensiona l'allarme che viene da Parigi. L'Ocse dice che l'Italia spende in pensioni il doppio della media dei Paesi Ocse, dobbiamo correre ai ripari? «Il doppio? Mi sembra esagerato, diciamo il 50% in più». È comunque tanto... «Dipende dal fatto che da noi la pensione è la parte prevalente del trattamento del welfare. In passato si è scelto di concentrare la spesa sull'integrazione al reddito quando si va in pensione. Una normativa poco favorevole per gli ammortizzatori sociali. Sono scelte che si è cercato di correggere con le varie riforme perchè il lavoro è diventato più mobile ed è cambiata la struttura sociale». L'Ocse chiede di fare di più. «È stato fatto molto a partire dal '92 e con le riforme che sono seguite negli anni successivi fino alla riforma Maroni, poi cancellata. Mi chiedo se sia stato opportuna questa scelta dal momento che gli ultimi dati indicano un calo dei prepensionamenti. La crisi ha portato ad allungare la permanenza sul lavoro. Il rinvio del pensionamento è diventata una scelta spontanea». Gli economisti dell'Ocse chiedono di intervenire sul sistema dei coefficienti per il calcolo delle pensioni. Finora però il governo ha rinviato il problema... «La legge Dini prevede che i coefficienti vadano rivisti ogni dieci anni». Questo vuol dire che ci potrebbero essere pensioni più basse in futuro? «Il passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo prevede già un calo dell'importo previdenziale. Per questo bisogna far decollare la previdenza integrativa. Senza questo secondo pilastro non si potrà dare un trattamento previdenziale congruo a chi andrà in pensione tra dieci anni. Il crollo dei mercati ha reso diffidenti i lavoratori e questo ha ostacolato la crescita dei fondi complementari». La Commissione europea avvierà una procedura di infrazione contro l'Italia per non aver adeguato l'età pensionistica delle donne a quella degli uomini nel pubblico impiego. Quando se ne occuperà il governo? «Bisogna adeguarsi in qualche modo alla pronuncia europea. È evidente che andranno coinvolte le parti sociali. Non so i tempi». Le stime sulla ripresa ora indicano il 2011. Sempre più avanti... «Il solito balletto dei numeri. Ci sono troppi fattori in campo. Alcuni segnali sono interessanti. Noi stiamo cercando di fare tutto il possibile perchè la ripresa arrivi prima possibile». Quali segnali sono incoraggianti? «L'andamento dell'Iva. Il gettito è andato molto male nei primi due mesi dell'anno ma ad aprile è stato un po' meno negativo. Vuol dire che l'attività economica sta cadendo meno di quello che si pensava. C'è poi la ripresa del traffico e dei noli marittimi, altri due segnali importanti». Si riparla di scudo fiscale, lo farete? «Ci stiamo ragionando. C'è un problema di compatibilità con la normativa europea e poi occorre valutare gli effetti che potrebbe avere dal punto di vista finanziario». L.D.P.

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