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Se il tema ufficiale dell'incontro tra Berlusconi e Obama è il G.8 di luglio, la scena internazionale è così densa di avvenimenti che altri temi hanno dovuto trovare spazio adeguato.

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Viè poi la questione dell'invito all'Iran alla tornata preparatoria del G.8, che Frattini ha convocato per fine mese a Trieste. Sono entrambi problemi meritevoli di approfondimento. Ma l'argomento principe, in agenda o meno, è la nostra presenza in Afghanistan. Le elezioni di agosto si avvicinano, è in atto un cambio di strategia condiviso e si avvicina anche il giorno in cui gli StatiUniti incrementeranno il loro contingente di 21 mila uomini. In più, c'è il flusso di Talebani delle aree tribali sotto la pressione delle truppe pachistane, che si saldano in ibride alleanze - è la stagione della raccolta dell'oppio - con le milizie di alcuni signori della guerra. Sono tutti fattori che richiedono maggiore controllo del territorio, più libertà di movimento sulle vie di comunicazione e grande flessibilità di impiego. E' ciò che Obama ha chiesto agli Alleati fin dai giorni della sua visita in Europa. L'impegno italiano è già grande, ma, aumentando la flessibilità operativa - già dimostrata negli eventi dei giorni scorsi dalla Folgore - è possibile, rimovendo altre remore, ottenere un'efficacia maggiore. Si parla anche di un incremento di 500 uomini, che porterà a 3 mila il nostro contingente. Numero che potrebbe anche essere superato inviando, come era già pianificato, alcuni cacciabombardieri-ricognitori Amx dell'Aeronautica Militare. Nella nuova situazione, infatti, è in aumento anche la necessità di supporto di fuoco aereo ravvicinato, attualmente fornito solo da caccia alleati e da qualche nostro elicottero.

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