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Netanyahu non convince, l'Egitto: è contro la pace

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Il discorso del premier Benyamin Netanyahu, nel quale domenica sera ha, per la prima volta, dato il suo assenso condizionato a uno Stato palestinese smilitarizzato, è stato accolto con prevalenti cauti consensi sui media in Israele ma con giudizi aspramente e unanimamente negativi dell'Autorità palestinese e di Hamas. Consensi a metà anche dal mondo occidentale. Stati Uniti cauti. «C'è molta strada da fare» verso l'obiettivo della pace in Medio Oriente, ha detto il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs, «penso che il presidente sia convinto che ci sia molta strada da fare - ha proseguito - che le curve siano numerose prima di giungere al traguardo, ma è soddisfatto dei progressi che sono stati finora realizzati». Più diretto e meno ottimista il presidente Mubarak secondo il quale le aprole di Neatnyhau «faranno abortire il processo di pace». Per il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, il discorso del premier israeliano, Bibi Netanyahu, rappresenta «un passo in avanti a metà» per il processo di pace. Ma ha aggiunto che è «preoccupante» la «sorta di precondizione» posta da Netanyahu sul ruolo di Gerusalemme che, ha ricordato, «è materia di negoziati». Frattini ha minimizzato il passaggio sulle colonie ebraiche osservando che il premier israeliano ha parlato di «una sorte di crescita naturale degli insediamenti, non di nuovi insediamenti». Il discorso del Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è «un passo nella giusta direzione». È quanto ha dichiarato il ministro degli Esteri ceco Jan Kohout, il cui Paese è presidente di turno dell'Unione europea. Il portavoce di Netanyahu, Mark Regev, ha detto che il premier «non ha posto condizioni preliminari ma ha piuttosto detto ciò che per Israele è essenziale». Nel parlare apertamente di uno Stato palestinese, seppure con tutta una serie di paletti, il primo ministro ha compiuto «un passo titubante nella giusta direzione», ha detto la signora Tzipi Livni, leader di Kadima (opposizione). Un giornalista notoriamente severissimo fustigatore dell'occupazione israeliana in Cisgiordania e molto sensibile alle istanze palestinesi, Gideon Levy, ha scritto su Haaretz: «si è fatto un piccolo passo, ma molto grande, per Netanyahu» ed «è caduto un mattone dal muro dell'occupazione». «Netanyahu - ha scritto su Haaretz il commentatore Ari Shavit - ha attraversato ieri il Rubicone. Allo scopo di servire gli interessi dello stato d'Israele ha abbandonato la sua casa ideologica». Secondo Shavit Netanyahu «ha messo sul tavolo una formula politica chiara, realistica e precisa, che esprime le convinzioni della maggioranza israeliana».   Un risultato il discorso Netanyahu l'ha ottenuto: Autorità palestinese e l'islamico Hamas, entità nemiche giurate tra loro, sono state unanimi nel condannarlo in termini molto duri. Per il negoziatore capo palestinese Saeb Errikat il premier «può attendere anche mille anni per trovare anche un solo palestinese disposto ad accettare il piano delineato nel suo discorso». Nabil Abu Rudeina, portavoce della presidenza palestinese, ha detto che il rifiuto di Netanyahu di accettare Gerusalemme est come capitale palestinese e il tentativo di risolvere la questione dei profughi al di fuori dei confini di Israele non porteranno a una pace giusta e generale nella regione. A Gaza l'esponente di Hamas Ismail Radwan ha affermato che il discorso «è uno schiaffo dato a tutti coloro che hanno scelto la strada del negoziato con Israele». Hamas ha chiesto all' Autorità di rompere tutti i contatti con Israele, inclusa la cooperazione in materia di sicurezza.

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