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Maroni: i militari in città sono efficaci, li riproporremo

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L'esperimentodei militari in città ha dato buoni risultati e il governo ha intenzione di riproporre l'esperienza. L'annuncio è del ministro dell'Interno Roberto Maroni che ieri ha fatto un bilancio della lotta alla criminalità nelle città. Siccome il decreto sull'utilizzo dei criminali scade il 3 agosto, Maroni ha detto che sarà riproposto. Ha ammesso di aver avuto «delle riserve all'inizio sulla proposta, ma poi abbiamo affinato un meccanismo che ha dimostrato di funzionare efficacemente». Dal 3 agosto dello scorso anno sono 3.000 i soldati schierati nelle città più grandi del Paese. Maroni ha passato in rassegna i risultati della lotta contro la criminalità organizzata. Ad un anno dall'insediamento del governo sono state fatte 270 operazioni di polizia giudiziaria contro la criminalità organizzata che hanno portato all'arresto di 2.894 persone, tra cui 207 latitanti (9 dei 30 più pericolosi) ed al sequestro di 4.314 beni per un valore di 3,3 miliardi di euro. Solo nel 2009 ammonta invece a 535 milioni di euro il valore dei beni confiscati ai clan, soldi che come ha detto il ministro saranno utilizzati per finanziare il lavoro delle forze dell'ordine. Per quanto riguarda i clan tra gli arrestati 807 sono appartenenti a Cosa Nostra con 63 operazioni, 522 della 'Nandrangheta con 64 operazioni, 1186 i camorristi finiti in carcere per un totale di 99 operazioni e 377 arrestati appartenenti alla criminalità organizzata pugliese con un totale di 44 operazioni. «Mai come in questo periodo - ha detto Maroni - la lotta alla criminalità organizzata ha avuto grandi risultati ed il ddl sicurezza, una volta approvato, fornirà ulteriori strumenti per continuare senza sosta l'azione di contrasto che ha l'obiettivo di annientare la mafia». Il ministro si è soffermato in particolare sull'aggressione ai patrimoni mafiosi, uno dei fronti, ha sottolineato, «su cui ci siamo impegnati e ci impegneremo di più. Nella riunione del G8 Giustizia-Interni della settimana scorsa c'è stato l'accordo a definire una procedura comune per aggredire i beni delle organizzazioni criminali in qualunque Paese si trovino». Parte dei beni confiscati, ha informato, «confluiranno nel Fondo unico giustizia, che ha già una dotazione di 400 milioni di euro, e potranno essere destinati alle forze dell'ordine». Il titolare del Viminale ha poi parlato del «modello Caserta», le iniziative messe in campo per contrastare il clan dei casalesi nel casertano con il potenziamento degli uffici investigativi e dell'attività del controllo del territorio con l'invio di 400 unità delle forze dell'ordine e 350 militari. «È un grande lavoro - ha rilevato Maroni - avviato per far capire che lo Stato c'è». E il contrasto alle mafie, ha continuato, «è esteso anche ai controlli sulle infiltrazioni negli appalti pubblici: vigiliamo in particolare sull'Expo di Milano e sulla ricostruzione dopo il terremoto in Abruzzo. Le opere pubbliche rilevanti costituiscono una attrazione fatale per la criminalità organizzata». Il ministro ha infine bollato come «interpretazioni maliziose che non mi toccano» una domanda sul perchè una conferenza stampa a pochi giorni dalle elezioni: «credo giusto - ha affermato - che i cittadini conoscano i risultati della lotta alla mafia ad un anno dall'insediamento del Governo: si tratta di dati concreti». Da parte sua, anche il capo della polizia Manganelli ha parlato di un «momento particolarmente felice nella fermezza dell'azione di contrasto alla criminalità organizzata. Mai come in questo periodo le forze dell'ordine hanno ottenuto risultati straordinari». Maroni ha sottolineato anche che «ci sono stati una decina di episodi di violenza contro sedi di partiti che fanno campagna elettorale, specialmente contro la Lega».

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