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Il grande azzardo di ottobre

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Sino ad ora, il tema aleggia nei corridoi dei Palazzi romani ma ogni giorno che passa assume maggiore concretezza, sia pure nella sua massima aleatorietà. Parliamo infatti dell'ipotesi che Berlusconi, “stufo” delle polemiche e delle accuse (entrambe in aumento continuo e costante), decida di ritornare al voto chiedendo agli elettori una definitiva prova di fiducia, o di plebiscito che dir si voglia. La Costituzione non prevede la possibilità che sia il presidente del Consiglio a sciogliere le Camere ma, è noto, la Carta non prevede neppure l'elezione diretta del premier. Per il fondatore di Forza Italia e del Popolo della libertà la forma viene molto dopo la sostanza. E la sostanza è che potrebbe non voler affrontare i prossimi anni sotto i colpi di un gossip sempre più insistente e che ormai spazia a tutto campo, dalle “minorenni” alle solite questioni giudiziarie passando da presunti malumori internazionali per i suoi legami con personaggi scomodi ed ingombranti come Putin e Gheddafi. I boatos, inizialmente classificati alla voce fantapolitica, sono diventati così insistenti da interessare anche l'opposizione. Senza essere esplicito fino in fondo, l'unico quotidiano a scrivere di elezioni anticipate è stato quello della Margherita. Ed è nell'arcipelago del Pd che si segnalano le mosse più interessanti. Non ha ancora sciolto la riserva se assumersi o meno un ruolo di primo piano ma D'Alema sembra essere tornato in campo. Nell'indicare il percorso che a suo avviso dovrebbe intraprendere il partito, il leader Maximo traccia un sentiero che porta all'alleanza strategica con l'Udc, rafforzando al contempo il versante sinistro del Pd. E' presto per dire se questa linea prevarrà o meno e con quale esito ma non c'è dubbio che un movimento nuovo si coglie. Dall'altra parte, sul fronte centrista, sarà un caso ma Casini ha spiazzato non pochi schierando il suo consigliere d'amministrazione in Rai in aperta opposizione alla linea Masi-Garimberti. Ancora più significativa la presa di posizione dell'ex presidente della Camera sulla vicenda Noemi. Saranno spostamenti impercettibili che magari l'osservatore sopravvaluta ma un riposizionamento dell'Udc si è colta e non è detto che non sia per la previsione di un'accelerazione politica di Berlusconi. Sarà il premier infatti a decidere se far saltare il banco o meno. Il Cavaliere è preoccupato: se considera le elezioni europee già in cassaforte, riconosce un'azione congiunta (un “trappolone” lo ha definito Gianluigi Paragone) che potrebbe minare alla fondamenta il rapporto di fiducia degli italiani con lui. Nelle elite nazionali e non c'è una voglia crescente di ‘normalizzare' l'Italia e lui non ci sta. Le elezioni anticipate sono come una pistola sul tavolo: se Berlusconi si sentirà nel mirino, prima di essere colpito cercherà di sparare lui per primo.

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