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(...)e la cambiale in scadenza lo spinsero, però, all'anormalità di candidare Di Pietro.

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Qui,hanno potuto fare il bello e il cattivo tempo giudici a tal punto schierati a sinistra, da emettere sentenze a favore dei «compagni» violenti, del tipo: «Visti e disattesi gli articoli... Assolve». Ci fu un pm che in pubblico affermò: questa Repubblica non va riformata, ma abbattuta. Solo in Italia è stato possibile che il pm D'Ambrosio negasse le tangenti al Pci, dando a credere che il filantropo Panzavolta, appostato a via Veneto, a Roma, regalasse, per caso, al passante di nome Greganti, 623 milioni di lire. D'Ambrosio, attuale senatore Pd, allora, spaventato dalle indagini della dottoressa Parenti, si affrettò a proclamare che, una volta beccati Dc e Psi, «Mani pulite» doveva considerarsi conclusa. La Parenti, pm intellettualmente troppo onesto, fu defenestrata, perché si chiedeva come mai i documenti sulle spropositate proprietà immobiliari del Pci, invece d'essere sequestrati, fossero rimasti nella disponibilità dei funzionari comunisti, dentro un armadio «difeso», su ordine del pool, nientemeno che da una sola strisciata di nastro adesivo. Ovviamente, il giorno dopo, le carte erano sparite e nessuno ha mai dovuto risponderne. Di Pietro, davanti al miliardo di Gardini al Pci, si bloccò sul portone delle Botteghe Oscure, roso dai dubbi sul destinatario: custode, telefonista, donna delle pulizie, chissà? Da lì scattò l'elezione al Mugello? Giovanni Falcone, reo d'aver indagato anche sulle contiguità tra mafia e coop rosse, fu diffamato a sangue dai comunisti e dal giornale-partito di Scalfari. I togati di Md ed i cosiddetti giuristi democratici si unirono al coro delegittimante. Può accadere che continui a fare il magistrato un tipo, non si sa se antisemita o che altro, il quale ha scritto un saggio, «Il Dio dei mafiosi», per dimostrare che «il più terribile dei padrini» sarebbe il «Dio del Vecchio Testamento». Povero, il mio Jahvè, ridotto a boss! Suvvia, non è da manicomio inviare ordini di cattura per associazione mafiosa al Padre Nostro? Ha ragione Berlusconi a contrattaccare. Da quando discese in campo, la magistratura, organicamente rapportata con i mass media di lotta e di governo, lo perseguita e lo infanga, con accuse tanto infondate per quanto mirabolanti. Il Cavaliere, però, un torto ce l'ha. Erano stati opportunamente eliminati per via giudiziaria i partiti liberaldemocratici, che avevano garantito alla Nazione mezzo secolo di progresso, ricchezza e libertà, e tutto era pronto per la presa militare del potere da parte della «gioiosa macchina da guerra». Alla Rai, Usigrai, nani e ballerine già brindavano e così le toghe rosse, quando d'improvviso, Berlusconi si mise di traverso, salvando l'Italia da Occhetto. Silvio deluse amaramente quanti avevano lavorato per la via giudiziaria al realsocialismo. Da allora, Berlusconi lo vogliono «sfasciare». Nell'italica anormalità sussiste, infatti, la giurisdizione fondata non sul Diritto, bensì sull'odio viscerale. Giancarlo Lehner

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