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«Bisogna far credito anche ai precari»

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«Sfatiamoquesta diceria. Non è vero che chi lavora e ha un contratto a tempo determinato non può accedere ad alcuna forma di credito al consumo. Almeno questo vale per noi che stiamo puntando a garantire, a tutti quelli che lo richiedono, un sostegno economico». A dirlo è Gregorio d'Ottaviano di Findomestic Banca, società, costituita nel 1984, leader in Italia nel credito alla famiglia per l'acquisto di beni e servizi ad uso privato. Dottor d'Ottaviano, lei ci sta dicendo che anche i precari possono ottenere un finanziamento. Eppure la realtà sembra diversa. A chi dobbiamo dare ascolto? «Intanto precisiamo una cosa: i dati in nostro possesso ci dicono che la maggior parte delle persone che fanno ricorso al credito al consumo sono impiegati al 32% e operai al 30%. Se poi guardiamo l'età dei richiedenti emerge che il 52% dei nostri clienti ha dai 30 ai 50 anni. Con questi dati si può ben capire che la maggior parte di questi lavoratori hanno già superato i tre anni all'interno di una azienda e per questo il loro contratto è stato trasformato, secondo quanto stabilisce la legge Biagi, a tempo indeterminato. Con questo si capisce che i precari che chiedono un credito al consumo sono comunque una minoranza». Saranno anche una minoranza però sembra sia in continuo aumento «Certo, é così. Per questo noi abbiamo deciso di sostenerli concedendo loro un credito che abbia come scadenza la fine del contratto così da evitare che un precario, non debba, oltre alla triste eventualità di aver perso il posto di lavoro, anche pagare le rate del prestito». Se dovesse fare un classifica quali tipologie di credito al consumo erogate più spesso? «Al primo posto in assoluto c'è la carta di credito. Pensi che alla fine del 2006 circolavano 2.960.000 Carta Aurea, diventate l'anno successivo 3.270.000. Poi c'è il classico prestito personale che può essere risarcito anche con la cessione del quinto dello stipendio. Un sistema pensato nel 1950 per i soli dipendenti statali e allargato anche a quelli delle aziende private grazie all'intervento, nel 2005, dell'allora Governo Berlusconi». Secondo i dati in vostro possesso quante persone accedono al credito e per comperare cosa? «Guardi, a noi risulta che le richieste superino abbondante il milione. La maggior parte di queste sono per l'acquisto di vetture. Pensi che 7 auto su 10 sono vendute con un finanziamento. Poi c'è il settore degli elettrodomestici e dell'arredamento. Quello che mi preoccupa un po' di più è il dato che arriva dagli ipermercati. Sebbene sia escluso il settore dell'alimentare emerge comunque che il 20% del proprio fatturato viene da finanziamenti». Se un giovane dovesse arrivare in una delle vostre agenzie chiedendovi aiuto per comperare una casa avrebbe speranze di ottenere credito? «Logicamnete valutiamo il caso per vedere se esistono possibili rischi di insolvenza. Certo è che, al tempo stesso, mi sentirei in dovere di dirgli che comperarsi casa in giovane età impedisce una sana disponibilità economica che invece gli permetterebbe di muoversi, di andare a fare un'esperienza di lavoro all'estero o in un'altra città italiana. Io, ad esempio, ho comperato casa a Firenze a 35 anni, dopo essere stato a lavorare a Milano poi a Napoli e a Roma. Unico rammarico? Non aver lavorato anche a New York, Londra e Shanghai. Ma questa è solo la mia opinione».

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