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L'occasione non va sprecata

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Non sprechiamo questa occasione. La drammatica congiuntura che sta squassando i mercati a livello globale ci ha restituito una grande certezza: ha reso evidente la forza delle imprese italiane. Un mondo, quello delle grandi, medie e soprattutto piccole imprese italiane, basato sull'economia reale, che ha pagato e continua a pagare per colpe non sue, originate dall'economia astratta della finanza speculativa. Pur in difficoltà, il nostro sistema economico ha tenuto. Nel I trim. 2009, le imprese sono diminuite solo dello 0,5%. Il calo di occupati nel settore privato nel 2009 sarà dell'1,9%. La caduta dell'attività produttiva è in via di stabilizzazione: per il II trimestre 2009, il saldo tra le previsioni di crescita e di diminuzione sarà pari al -5% per il fatturato (contro il -27% del I trimestre) e al -6% per la produzione (contro il -26% del trimestre precedente). Il 48% delle medie imprese continua ad investire, insieme al 20% delle piccole, progressivamente orientate verso logiche di rete, come i nostri studi avevano da tempo evidenziato. Ora questi stessi studi ci dicono che le piccole e medie imprese hanno salvato il nostro Paese. Ora siamo ad un bivio. Questa drammatica congiuntura può essere un vincolo o una grande opportunità per lo sviluppo del nostro Paese. Non sprechiamo questa occasione. Abbiamo il dovere di supportare il valore del fare impresa. Abbiamo il dovere di offrire ai nostri imprenditori, in particolare ai nostri piccoli imprenditori, quelli che ho definito il 13 luglio del 2007 in un discorso davanti al Presidente della Repubblica eroi dello sviluppo, le stesse condizioni in cui operano i concorrenti del mondo. E per farlo dobbiamo riaffermare che il tema centrale, per il nostro Paese, si chiama competitività.Un ritorno ad alti livelli di competitività si fonda, necessariamente, su alcuni assi portanti. Le infrastrutture, prima di tutto: perché la carenza infrastrutturale mina alla base la capacità delle imprese di stare sul mercato. E l'Italia soffre di un ritardo infrastrutturale cronico. L'internazionalizzazione, in secondo luogo: l'export è stato il vero motore della nostra crescita negli anni più recenti. L'espansione sui mercati esteri è ancora la strada prescelta dalle nostre aziende per lo sviluppo - come dimostra il fatto che, nel 2008, la percentuale delle imprese esportatrici è salita al 34,1% dal 32,5% del 2007 - ma necessita di essere supportata con interventi unitari e scevri da sovrapposizioni. L'accesso al credito, infine, priorità indiscussa di questa faticosa congiuntura, che richiede la predisposizione di strumenti innovativi e capaci di aiutare tutte le aziende, indistintamente. Un'azione decisa e condivisa su questi assi portanti potrà, tuttavia, essere davvero efficace solo a patto di mettere in atto un presupposto indispensabile: la diffusione di una cultura dello sviluppo improntata sui temi del merito, dell'eccellenza professionale, della capacità di crescere ed innovare. Per l'impresa, cultura dello sviluppo significa prodotti ad alto contenuto di qualità ed innovazione. Per la Pubblica Amministrazione, significa un organismo pubblico dagli alti livelli di efficienza ed efficacia, pertanto alleato dell'attività d'impresa. Ma cultura dello sviluppo significa, prima di tutto, essere consapevoli che siamo di fronte all'accelerazione della storia. Le imprese, e più in generale tutte le organizzazioni, affrontano la discontinuità. Cambiano le soluzioni: quelle valide ieri non sono più valide oggi e quelle di oggi non saranno più valide domani. Discontinuità nelle scelte strategiche, nelle soluzioni tecnologiche, finanziarie e gestionali. Gli imprenditori di tutti i settori e di ogni dimensione guardano al futuro senza avere gli occhi sullo specchietto retrovisore. Se lo fanno loro, lo devono fare tutti gli altri attori del processo di sviluppo economico. Tra questi attori, nel nostro Paese rivestono un ruolo importante le Camere di Commercio, istituzioni economiche che hanno la missione di rendere competitivi i territori. Oltre 2.500 consiglieri, espressione del mondo dell'economia, operano tutti i giorni nell'interesse delle imprese per distribuire benessere nei territori. 105 Presidenti di Camera di Commercio, tutti portatori di grande esperienza nella gestione d'azienda e di una profonda conoscenza del territorio, prestano le loro intelligenze e le loro forze nell'interesse dello sviluppo. Capacità manageriali e conoscenze delle dinamiche di sviluppo rendono i Presidenti camerali i soggetti ideali per essere i tutor dello sviluppo. Il sistema delle Camere di Commercio ha fatto molto, e molto di più dovrà fare, per essere un tessuto connettivo, vivo e pulsante, tra i Governi dei diversi livelli e gli attori trainanti dello sviluppo: le imprese. Noi crediamo di saperlo fare e di saperlo fare bene. Non sprechiamo quest'occasione.

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