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La «democratica» Spagna è sempre severa

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Macome vanno le cose in Europa? Non all'insegna del «guanto di velluto». Anzitutto, c'è il «Patto europeo per l'immigrazione e l'asilo». Proposto dalla Presidenza di turno francese alla Ue e sottoscritto dai 27 Paesi membri, è rigido sugli irregolari. «L'Ue non dispone dei mezzi per accogliere degnamente tutti i migranti che sperano di trovarvi una vita migliore. Un'immigrazione mal controllata può pregiudicare la coesione sociale dei paesi di destinazione». Dura nel respingere è la Spagna di Zapatero. Potente il sistema di sorveglianza delle frontiere esterne: localizza i barconi a largo e consente di prevenire gli sbarchi. Per entrare nel Paese, requisiti d'acciaio: documenti validi di identità, prova di sufficienti mezzi di sostentamento, prova dello scopo e delle condizioni del soggiorno. Severità anche in Francia. La legge Sarkozy del 2003 ha previsto la schedatura, tramite impronte digitali e dati biometrici, di chiunque richieda visti o permessi di soggiorno, l'aumento da 12 a 32 giorni della detenzione in attesa dell'espulsione e dei controlli alla concessione dell'attestato di alloggio. Requisiti per il rilascio della «carta di residenza», cinque anni di permanenza in Francia, conoscenza della lingua e dei principi della Repubblica. Nel 2006 una nuova legge Sarkozy istituisce un «contratto di accoglienza» per promuovere flussi scelti, in base alle potenzialità d'accoglienza del Paese, un permesso di soggiorno di 3 anni per attirare immigrati diplomati e di 4 per gli studenti stranieri. La Germania, coi suoi 7 milioni di immigrati, mostra maggior apertura, ma sempre in base a una politica di «immigrazione qualificata». Con la legge del 2005, i lavoratori qualificati hanno la precedenza sui generici e diritto a soggiorni più lunghi.

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