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Scritte contro Calabresi: "Nessuna pace con lo Stato"

La stretta di mano tra la vedova Calabresi e la mamma di Pinelli

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Lo provano quelle scritte sui muri di Torino che parlano chiaro: «Nessuna pace con lo Stato, Calabresi assassino. Pinelli assassinato». Le scritte, una anche sull'edificio che ospita La Stampa diretta ora da Mario Calabresi figlio del commissario ucciso da esponenti di Lotta Continua, riportano di seguito la sigla Fai, Federazione anarchica italiana. Un gruppo che «ha rappresentato, negli ultimi anni, la principale minaccia terroristica di matrice anarco-insurrezionalista a livello nazionale», come affermano i servizi segreti nell'ultima Relazione al Parlamento dei servizi segreti. Immediato lo sdegno e la solidarietà alla famiglia Calabresi da tutto il mondo politico. Un telegramma è stato inviato dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti, a Mario Calabresi. «Esprimo tutta la mia solidarietà al caro amico Mario Calabresi, direttore de La Stampa - ha scritto Bonaiuti - e alla sua famiglia. Non saranno certo queste ignobili minacce e questi spregevoli insulti a frenare l'impegno professionale suo e della redazione de La Stampa contro ogni forma di terrorismo». Fassino e il capogruppo al Senato del Pd Anna Finocchiaro hanno usato le stess parole per condannare l'episodio: «Frasi deliranti e disgustose». «Un atto intollerabile e vigliacco che colpisce tante persone diverse e alle quali va tutta la mia solidarietà - sostiene nella nota di censura il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo - Le scritte violente e intimidatorie contro il direttore de La Stampa, rappresentano perfettamente la realtà distorta nella quale sopravvivono alcune frange violente. Non importa la firma con la quale si presentano». Le scritte delineano «livelli di bassezza incredibili», ha detto Mercedes Bresso, presidente della Regione Piemonte. Per il ministro alle Politiche Europee, Andrea Ronchi, è «da vigliacchi coinvolgere Mario Calabresi che, come tutti sappiamo, ha portato sulle proprie spalle con grande dignità il peso e il dolore dell'assassinio del padre». Le scritte sono ancor più un atto vile perché ripercorrono la campagna guidata da Lotta Continua che culminò con l'omicidio del commissario Luigi Calabresi. I muri delle città, non solo a Milano, e nei cortei dell'ultrasinistra gli slogan contro Calabresi si ripeterono fino all'assassinio. Ora quelle scritte sono uno schiaffo al presidente della Repubblica che ha sostenuto di ridare «onore» a Pinelli. «Quattro imbecilli» sostiene Maurizio Gasparri, capogruppo dei senatori Pdl. Imbecilli che seminano odio.

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