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Immigrazione, il Cav sfida la Lega

Silvio Berlusconi

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Berlusconi ha aperto ufficialmente la campagna elettorale per le elezioni europee. E lo ha fatto sabato chiarendo subito che alcune battaglie sulle quali da mesi si discute — come quella che riguarda la sicurezza — sono proprie del Pdl. E non della Lega. Il presidente del Consiglio l'ha voluto far capire chiaramente quando ha affermato in conferenza stampa che «l'Italia non sarà un Paese multietnico».  Nessun ripensamento sulle strategie del governo, nessuna marcia indietro. Più semplicemente Berlusconi sa che alle elezioni europee la battaglia dei voti si gioca anche con la Lega la quale, incassando un risultato elettorale troppo ampio, potrebbe poi provare a ricattare il governo. Così il presidente del consiglio ha voluto rimarcare che la battaglia sulla sicurezza è uno dei temi che fanno parte del bagaglio politico del Popolo della Libertà. «C'è l'esigenza — spiega Gregorio Fontana, deputato del Pdl — di recuperare l'iniziativa soprattutto al nord, di far capire che il tema dell'immigrazione non è di esclusivo appannaggio del partito di Bossi». Una strategia chiara, dunque. E Berlusconi ha capito che su questa linea si schiera tutto il Pdl. Non solo gli ex di Forza Italia ma anche e soprattutto gli ex di Alleanza Nazionale. L'unico che negli ultimi mesi si è dissociato è stato Gianfranco Fini. Ma il presidente della Camera ormai, su molti temi, ha una posizione personale che non coincide più con quella del suo ex partito. E di questo è testimone uno scambio di battute avvenuto giovedì alla Camera. Fabio Granata, di area finiana, vice presidente della commissione Antimafia e capogruppo del Pdl in commissione Cultura, ha dichiarato che «la clandestinità non può essere reato in sè». «Dobbiamo governare l'Italia — ha proseguito — consapevoli della sua straordinaria stratificazione culturale e della sua collocazione geopolitica: per questo bisogna promuovere cittadinanza e integrazione e governare la questione epocale delle grandi migrazioni». Pochi minuti dopo è arrivata la replica di Massimo Corsaro, deputato, invece, vicino al ministro Ignazio La Russa e vice coordinatore del Pdl in Lombardia: «Come sa perfettamente l'onorevole Granata l'introduzione del reato di immigrazione clandestina, ora votato da tutto il Pdl al Senato, è sempre stato un obiettivo di Alleanza Nazionale e fu proposto da tutto il partito, nessuno escluso, già nel 2002 nella Bossi-Fini». Piccoli screzi che però fanno capire come sia il Presidente della Camera a spostarsi su posizioni personali, mentre il resto di An, su temi come sicurezza e immigrazione, sta tutta con le parole pronunciate da Berlusconi. E il presidente del consiglio sa che su queste battaglie è possibile, al Nord, far breccia nel serbatoio di voti della Lega. Anche perché nell'Italia settentrionale si giocano anche alcune partite per le amministrative. Il 6 e 7 giugno si voterà, ad esempio, per la Provincia di Milano. E Berlusconi ieri, pur bloccato da un mal di schiena, è voluto intervenire telefonicamente all'apertura della campagna elettorale del candidato del Pdl, Guido Podestà. «Dobbiamo portare anche a Palazzo Isimbardi — ha detto il Cavaliere — la stessa coerenza e la cultura del fare che dimostriamo a Roma, al Comune di Milano, alla Regione Lombardia e nelle tante realtà locali dove governiamo che, dopo queste amministrative, sono sicuro saranno di più».

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