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Il Pdl c'è ma non si vede, deve fare tutto il Cav

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Un gruppo di crocerossine fa la fila per entrare a un convegno. In un angolo l'ex popolare Renzo Lusetti - non si vedeva un suo sorriso da sei mesi - fa l'imitazione di Ciriaco De Mita in emilian-irpino. Un cronista gli chiede dell'affaire Lario-Berlusconi. E lui, deputato (ancora formalmente del Pd, a lungo è stato in procinto di passare con Forza Italia) la prende alla larga. Comincia tutto un panegirico di quella volta che portò dal Cavaliere una di Forza Italia che chiedeva a lui, deputato allora del Ppi, una raccomandazione. E poi di quella volta che Berlusconi lo corteggiava. E di quella volta, era gennaio, che lo bloccò in pieno Parlamento e gli raccontò una barzelletta su una ministra. Sì ma, lo ferma un altro giornalista, ma perché non lo difendi? E Lusetti: «Non lo difendono i suoi, e lo devo difendere io?». Ecco, una battuta innocente. Ma in fin dei conti rivelatrice. Quella che si sta avviando a conclusione è stata una settimana terribile per il Cavaliere. Lunedì ad Arcore a ricevere, tra gli altri, anche la Moratti. Martedì riunioni varie e Porta a Porta in serata. Mercoledì Campidoglio con Alemanno. Giovedì mediazioni varie sulla sicurezza. Venerdì Consiglio dei ministri con litigi di varia natura. Alla fine il premier ha annullato la visita prevista a L'Aquila. E oggi non sarà neanche al Tarì di Marcianise, tra Napoli e Caserta, all'inaugurazione del salone del gioiello contemporaneo. Motivo: un torcicollo. Che poi tanto banale non è. Perché sulle sue spalle ormai si scarica di tutto. Non è più un mistero che Berlusconi passi da una telefonata con Putin per mediare con Obama a una chiamata con Elio Letizia, il padre di Noemi che lo invita alla festa a Casoria. E non stupisce più nessuno ad eccezione di Emma Bonino, leader dei Radicali, il partito cioé che candidò e fece eleggere Cicciolina e che invece oggi si sente in dovere di fare la morale a Berlusconi e di inquisirlo per il suo rapporto con le donne. Ciò che fa impressione, piuttosto, è che alla fine quello lì se la deve vedere da solo. Gli unici due che ci hanno messo la faccia e sono andati in tv a difenderlo sono stati Sandro Bondi e Niccolò Ghedini. E da solo deve aver affrontato anche la più devastante crisi coniugale. Certo, non è la prima volta che si assiste a una crisi tra un capo di Stato o di governo e la sua signora. È la prima che lo strascico di polemiche è pubblicamente così violento. Berlusconi s'è difeso da solo. Mentre la maggioranza ha dato prova di essere all'altezza dell'asilo Mariuccia. Con la Lega che continua ad avanzare proposte fuori di testa. Ormai anche la fantasia è terminata: restano ancora la pena di morte ai neri, la reintroduzione della tortura e la rottamazione dei clandestini. Il risultato è anche anche stavolta il premier ha dovuto mediare in prima persona visto che la maggioranza non riusciva a trovare un accordo: si porrà la fiducia, altrimenti il centrodestra, su un provvedimento qualificante della legislatura, rischia di andare sotto. Ci sono poi i ministri che non vogliono che ne vengano nominati altri per paura di perdere qualche fettina di potere. E via a trattare, a rimettere tutto a posto. Tutti a chiedere una poltrona ma alla fine è sempre uno solo che deve andare a spalare la terra perché tra minitri e sottosegretari, viceminitri e capigruppo il centrodestra non riesce a camminare da solo. Non sono in grado di farlo camminare. Anzi, appena il professore esce dalla classe i ragazzotti si mettono subito a tirarsi gesseti e cancellini. E meno male che quaranta giorni fa s'era fatto il Pdl.

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