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"Farefuturo": "No al velinismo". Ma Fini si dissocia

Gianfranco Fini

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Il riferimento è ovviamente alle scelte compiute per fare le liste elettorali per le europee all'interno del Pdl. Parole pesanti, accuse, dalle quali ieri pomeriggio il presidente della Camera ha preso ufficialmente le distanze prima che si scatenasse l'ennesimo scontro con Berlusconi. Che cosa è scritto nell'articolo? «La cooptazione di giovani, talvolta giovanissime, signore di indubbia avvenenza ma con un background che difficilmente può giustificare la loro presenza in un'assemblea elettiva come la Camera dei deputati o anche in ruoli di maggiore responsabilità — scrive Sofia Ventura — non è il modo per risolvere il problema della carente presenza femminile nei luoghi della politica». L'articolo critica questa «specificità tutta nostrana: che nella politica italiana vi sia la necessità di dare spazio a una nuova generazione non vi è dubbio ma è questo, ci chiediamo, il modo?». Le accuse al Pdl, neanche velate, sono forti: «Siamo di fronte ad un modo di fare politica "con il corpo delle donne" — si legge — Assistiamo ad una dirigenza di partito che fa uso dei bei volti e dei bei corpi di persone che con la politica non hanno molto a che fare, allo scopo di proiettare una (falsa) immagine di freschezza e rinnovamento. Questo uso strumentale del corpo femminile, al quale naturalmente le protagoniste si prestano con estrema disinvoltura, denota uno scarso rispetto da un lato per quanti, uomini e donne, hanno conquistato uno spazio con le proprie capacità e il proprio lavoro, dall'altro per le istituzioni e per la sovranità popolare che le legittima». In merito alla partecipazione femminile alla politica, l'autrice mette in rilievo «il comportamento poco virtuoso dell'Italia, anche se dei piccoli passi avanti sono stati fatti», la bassa percentuale di donne elette e la scarsa partecipazione femminile, a volte limitata a «ministeri di scarsa rilevanza, solitamente senza portafoglio, oppure ministeri tradizionalmente "femminili", come l'istruzione». Insomma un attacco a tutto campo, dal quale Gianfranco Fini si è dovuto dissociare con una nota ufficiale: «Il Web Magazine della Fondazione FareFuturo non ha certo necessità di concordare con me ogni suo quotidiano intervento — si legge — È una condizione di libertà e di fiducia che può però portare, come nel caso odierno sulle candidature femminili per le prossime elezioni Europee, a valutazioni comprensibili ma eccessive, e pertanto non totalmente condivisibili». Ma non è la prima «provocazione» che lancia «Farefuturoweb». Il periodico online ha anche dedicato una pagina speciale al 25 aprile con una «sfida» alal cultura di destra: «Troppe volte arretrata rispetto ai leader politici, la cultura di destra si è attardata nella logica del riscatto, della sterile rivendicazione. Un'Italia normale? Forse è arrivato il momento se, anche da destra, soprattutto da destra, si comincia a pensare, con convinzione, senza infingimenti, che i partigiani sono stati buoni italiani. Che la resistenza è stata roba di patrioti. E non di traditori». Una home-page per raccontare le vite di uomini e di donne che «nel gran turbinio della fine della guerra — scrive il direttore del magazine, Filippo Rossi — hanno fatto una scelta determinante per la storia d'Italia, quella di prendere le armi contro il nazi-fascismo. Di combattere, è bene dirlo, la gran parte delle volte contro se stessi e la storia della propria famiglia».

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