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La riduzione dei costi statali sarebbe traumatica.

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Lariforma produrrebbe conflitti sociali violentissimi. Il dilemma: se i governi tentano le mossa tecnicamente giusta di riforma perderebbero il consenso, ma se non contrastano la recessione con più forza perdono la crescita. Come stanno reagendo? Contengono l'impatto recessivo a valle con ammortizzatori finanziati a debito, dimostrando così di privilegiare il requisito del consenso a breve. Alla fine l'impatto in termini di disoccupazione, deindustrializzazione e di aumento del debito sarà comunque grave. Ma il dissenso resterà limitato perché i disoccupati avranno tutele. In caso di riforma del modello, invece, il dissenso sarebbe più esteso perché tutto il sistema economico ed i suoi attori subirebbero una scossa, cioè nuove sfide concorrenziali, spostamenti di lavoro, ecc.. Una doccia fredda rivitalizzante, ma portatrice di stress diffuso. Per questo i governi europei preferiscono finanziare la crisi piuttosto che risolverla. Ecco perché ci potrebbe essere stata anche intenzionalità nell'eccesso di pessimismo previsionale del Fmi. Probabilmente ha voluto segnalare ai governi europei che la scelta di gestire la crisi a valle e non a monte ne renderà più grave l'impatto è più lunga la durata, con rischio di cedimento strutturale del sistema. In effetti il pericolo c'è, ma l'elettorato europeo non è disposto a pagare i prezzi per evitarlo. E nemmeno, di conseguenza, i governi. Carlo Pelanda

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