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Il premier al Vittoriano e poi a Onna

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In agenda due ipotesi: restare a Roma e partecipare alle celebrazioni presso le Fosse Ardeatine, luogo simbolo dove vennero trucidati oltre 300 civili dai nazisti o, cosa più probabile, andare a Onna, alle porte dell'Aquila. Il luogo ha un alto valore simbolico. Si tratta, infatti, del paese più colpito dal terremoto del 6 aprile, con 40 vittime su una popolazione di 250 abitanti, ma è stato anche teatro di una spietata strage nazista l'11 giugno del 1944, quando 16 persone vennero uccise dagli occupanti nazisti, solo due giorni prima della liberazione de L'Aquila. E ad Onna convergeranno anche il leader dell'Udc Casini e il segretario del Pd Franceschini. Un vero è proprio ingorgo della politica nel luogo-simbolo del dramma abruzzese. La scelta di Berlusconi di celebrare il 25 aprile ma anche probabilmente di recarsi nella cittadina abruzzese ha preso in contropiede il centrosinistra e non solo perchè lì sarà presente anche il leader del Pd Franceschini. Il timore è che, come ha detto fuori dai denti il portavoce dell'associazione Articolo21, Giuseppe Giulietti, i riflettori siano tutti per il premier e che il 25 aprile si trasformi in un «Berlusconi day» rubando la scena alla sinistra. La preoccupazione è talmente profonda che Franceschini arriva al punto di dettare al premier i cardini del discorso che dovrà tenere. «Il 25 aprile deve essere la festa di tutti. Per questo chiedo a Berlusconi - afferma il leader del Pd - di dire parole molto chiare e inequivocabili sul valore della Resistenza, dell'antifascismo e della Costituzione». Poi definisce «un paradosso» che il premier partecipi per la prima volta al 25 aprile 15 anni dopo l'inizio della sua carriera politica. È imbarazzato dalla storia dei partiti della sua coalizione». Franceschini prosegue su questa linea e sottolinea che Berlusconi e Fini «sono due leader diversi, con storie diverse che non vanno più d'accordo ormai su nulla». Quanto all'ipotesi di incrociarsi a Onna con Berlusconi, Franceschini è trachant: «Se ci incontreremo, lo saluterò». Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti spiega che la scelta di Berlusconi di partecipare per la prima volta alle celebrazioni del 25 Aprile è dovuta anche al clima di "solidarietà" presente nel Paese dopo il terremoto che ha colpito l'Abruzzo. «Questo è l'anno in cui può essere opportuno anche che il 25 aprile diventi momento solidarietà comune. Sono passati 65 anni. Io provengo da file socialiste e per me il 25 aprile è sempre stata la Festa della Liberazione da una dittatura e dalle truppe naziste. Non ci sono dubbi su questo, ma bisogna cercare di far diventare questo momento, un momento di unione e coesione senza innestarci sopra polemiche politiche». Su questo tema insiste anche il vicepresidente del gruppo del Pdl alla Camera, Enrico La Loggia. «È una festa di tutti, senza le caratterizzazioni ideologiche che oramai appartengono alla storia. Fa bene quindi il premier a essere presente alle celebrazioni, sottolineando così l'universalità della partecipazione degli italiani». E un invito a non scadere nelle polemiche viene anche dal segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni. La decisione di Berlusconi «è una cosa normale. Solo la voglia di folklore o di polemica nel nostro Paese può farla sembrare una cosa nuova o inedita. Tutti i presidenti del Consiglio hanno festeggiato nel corso della storia d'Italia il 25 aprile».

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