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Referendum il 21 giugno o si rinvia

Umberto Bossi

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È tra le prime cose che dice arrivando alla tendopoli di Poggio Picenze. E lo fa rispondendo alla domanda di una giornalista su uno dei temi scottanti della politica attuale, il referendum. In sostanza, per il premier c'è l'Abruzzo da ricostruire dopo il terremoto, c'è una crisi economica mondiale da affrontare, il G8 da fare alla Maddalena con il mondo che guarda l'Italia. «E vi pare che sarebbe stato responsabile far cadere il governo per la data del referendum?». Berlusconi lo chiede a scampati al terremoto e volontari del piccolo campo. È a loro che vuole spiegare una scelta che, vista da qui, appare lontana: il referendum si farà il 21 e non il 7 giugno perchè un partito della maggioranza, la Lega, altrimenti avrebbe messo in crisi il governo. Al Cavaliere sta davvero molto a cuore che si capisca qui che «francamente non sarebbe stato responsabile inseguire, con il referendum, una situazione molto positiva per il Pdl, cioè il raggiungimento non solo di un sistema bipolare, ma addirittura bipartitico». No, non si poteva fare. Perché sarebbe caduto il governo, cosa che oggi il Paese non può certo permettersi. «E mi spiace che altri interpretino come una debolezza del premier e del Pdl aver ceduto ad una precisa richiesta di un partito della maggioranza che, ove non accolta, avrebbe fatto cadere il governo in un momento come questo», si accora Berlusconi. Tutti pensano subito che il premier - oltre a rispondere all'opposizione che lo accusa di sprecare denaro pubblico in virtù di un "ricatto" di Bossi - abbia in mente la secca nota dell'altro giorno del presidente della Camera Gianfranco Fini («un peccato spendere centinaia di milioni che potrebbero essere risparmiati»). Ma Berlusconi, più tardi, smentisce netto: «Non parlavo a Fini, rispondevo all'opposizione». Ma non si dilunga ulteriormente sulla questione, non qui, non in questa cornice. Perché, come ripete più volte «ora la priorità è pensare a queste persone». In serata poi l'ufficio di presidenza del Pdl a Palazzo Grazioli, con tutti i vertici del partito. «Abbiamo dato mandato a Berlusconi - spiega il coordinatore Ignazio La Russa - di verificare se il voto del referendum sulla legge elettorale possa tenersi il 21 giugno o se sia il caso di rinviarlo di un anno». Proposta che il premier avrebbe accettato e su cui si confronterà con la Lega nei prossimi giorni.

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