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dall'inviato Maurizio Gallo L'AQUILA Lentamente, con fatica, il gigante ferito si rialza.

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Riapronobar e supermercati, riprende la consegna della posta, Confcommercio e Coldiretti si attrezzano con uffici mobili e, soprattutto, si comincia ad riorganizzare il lavoro dei dipendenti comunali che dovranno gettare le basi per il ritorno alla normalità. Malgrado la terra non smetta di tremare (una nuova scossa, dopo quella, forte, di Pasquetta, è stata registrata ieri poco prima delle 16 e una seconda verso le 19,30), circa 150 impiegati su 450 che erano in forza al municipio del capoluogo abruzzese si sono presentati davanti al comando della Municipale in via Scarfoglio per avere indicazioni. Molti hanno avuto difficoltà a raggiungere la città dalle tendopoli o dagli alberghi della costa dove sono alloggiati. Nel pomeriggio, poi, nella sala mensa del campo di Collemaggio si è svolta la conferenza dei capigruppo: è stato approvato un documento per potenziare l'università dell'Aquila ed evitare che venga trasferita in un'altra città. Nel corso del prossimo incontro, inoltre, verrà convocato il consiglio comunale al quale saranno invitati come «ospiti d'onore» il premier Silvio Berlusconi e il capo della protezione civile Guido Bertolaso. «L'ultimo giorno in cui abbiamo lavorato è stato venerdì 3 aprile - spiega Mario Barone, 57 anni, impiegato nell'ufficio messi notificatori - Io abitavo nella frazione di Aragno e la mia casa sembra a posto, ma dormiamo in roulotte per sicurezza. L'ho comprata due giorni fa a Roma e mi hanno fatto pure un buon prezzo, sono stati onesti. Oggi ci hanno detto che andremo nei campi a stilare certificati con un ufficio comunale volante». L'usciere Ettore Polidoro, 42 anni, di Camarda, è ospite di una tendopoli: «Sono tornato a casa per prendere i vestiti - confessa - Non avevo l'autorizzazione e avevo paura, ma sa, la necessità...». Enrica Spaziani, che di anni ne ha 45, è stata più fortunata di altri: ha un appartamento ad Alba Adriatica e così si è trasferita lì con i familiari. «La mia casa a Scoppito non è lesionata ma la paura è stata indicibile, inimmaginabile, indescrivibile - racconta - Ci sentivamo come dentro una barca in balìa del mare in temtesta. I miei figli, ne ho tre, sono rimasti traumatizzati. Quello di undici anni non parla e non mangia quasi niente, la piccola di quattro ripete che non vuole più tornare a casa - continua Enrica, che lavorava come segretaria nell'ufficio di presidenza - Ogni nuova scossa, poi, ci fa ripiombare nel terrore. Oggi che ho fatto? Ho spedito un sms ai consiglieri per avvertirli che c'era la conferenza dei capigruppo. Domani si vedrà...». Intanto, però, in via Scarfoglio non si sta con le mani in mano. Nei locali di un asilo, tra i disegni dei bimbi appesi alle pareti e sui banchi trasformati in scrivanie, altri impiegati si occupano delle verifiche di stabilità e del censimento anagrafico. «Siamo partiti dagli edifici pubblici e dalle attività commerciali di utilità immediata alla cittadinanza, come supermarket, negozi e botteghe artigianali - spiega uno di loro - I cittadini compilano un modulo, noi lo consegnamo alla protezione civile che provvede alle verifiche. Quindi i documenti vengono riconsegnati agli interessati che, se il locale è agibile ma ha bisogno di interventi, provvedono e in seguito alla certificazione di un tecnico abilitato ottengono la "licenza" per riprendere l'attività. Se, invece, l'inagibilità è totale, purtroppo, scatta la demolizione».

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