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Il Pd lo ammetta: il Cav aveva ragione su Santoro

Michele Santoro

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{{IMG_SX}} Pubblicamente. Civilmente. Lo affermi. Riprenda esattamente le parole che pronunciò Silvio Berlusconi esattamente sette anni, il 18 aprile 2002: «Ho già avuto modo di dire che Santoro, Biagi e Luttazzi, hanno fatto un uso della televisione pubblica, pagata con i soldi di tutti, criminoso; credo sia un preciso dovere della nuova dirigenza Rai di non permettere più che questo avvenga». E aggiunse: «Nulla ad personam, se dovessero cambiare... ma non cambieranno». Passò alla storia per l'«editto bulgaro». Un uso criminoso della tv. Si scatenò un putiferio. Rutelli disse: «Siamo governati da un irresponsabile». Fassino aggiunse: «È una inaudita intimidazione». Le parole più soft dell'opposizione furono «regime», «arroganza», «liste di proscrizione». D'Alema chiese al presidente della Rai di avere un «sussulto di dignità» per difendere i giornalisti. E Berlusconi? Il giorno dopo sottolineò: «Non cambio di una virgola le dichiarazioni di ieri, non ho mai fatto liste di epurazione». E argomentò: «Sottoscrivo le parole di Ciampi» ma, spiegò, «diffamare e ribaltare non è fare informazione». Ora, si sorvoli su Enzo Biagi che rimane uno dei più grandi giornalisti italiani. E si lasci perdere Daniele Luttazzi, tornato a fare il comico. Il punto è Michele Santoro. Lui è rimasto lo stesso. Due giorni fa Aldo Grasso, uno dei maggiori critici televisivi, ha scritto sul Corriere della Sera a proposito di Annozero di giovedì sul terremoto: «Di fronte a una simile tragedia, ma soprattutto di fronte al meraviglioso e commovente impegno dei Vigili del fuoco, dei volontari, della Protezione civile, dei militari, di tutte le organizzazioni che hanno passato notti insonni per salvare il salvabile, Santoro si è sentito in dovere di metterci in guardia dalla speculazione incombente, di seminare zizzania con i morti ancora sotto le macerie, di descrivere l'Italia come il solito Paese di furbi, incapaci di rispettare ogni legge scritta e morale. Santoro la chiama libertà d'informazione. Esistono gli abusi edilizi, ma forse anche gli abusi di libertà. Santoro la chiama libertà d'informazione. Esistono gli abusi edilizi, ma forse anche gli abusi di libertà». Non è la stessa cosa di dire «uso criminoso» ma non ci si allontana molto. Forse si va nella stessa direzione. Più eloquente di tutto però è il silenzio. Il silenzio di tutto il Pd. Se ne rende conto anche Antonio Di Pietro: «Se fossimo davvero in un paese democratico oggi l'opposizione unita avrebbe chiesto la convocazione urgente delle Camere per discutere della libertà d'informazione, invece ci troviamo di fronte ad un Pd che fa orecchie da mercante e un'Udc che fa da sponda connivente. Bisogna tutelare il diritto di informare, garantito dalla Costituzione». Berlusconi domenica è tornato ad attaccare: «La tv pubblica non può comportarsi in questo modo». Il presidente della Rai, Paolo Garimberti, che certamente non può considerarsi un uomo di centrodestra (un mese dopo, 24 maggio di sette anni fa scrisse che le frasi del Cavaliere «non sono proprio da statista»), il giorno di Pasqua ha diramato una nota assieme al direttore generale di viale Mazzini, Mauro Masi, nella quale rassicurava di aver avviato sulla puntata di Santoro «tutti gli approfondimenti previsti dalla normativa vigente e dai regolamenti aziendali». Al tempo stesso entrambi ribadivano «pieno e forte sostegno alle azioni svolte dalla Protezione Civile per il terremoto in Abruzzo». Un altro decano del giornalismo, Sergio Zavoli, senatore Pd e oggi presidente della commissione di Vigilanza Rai, afferma: «Santoro, al dibattito vero e proprio, con la sua preminente ritualità, preferisce la forma dell'inchiesta costruita sui servizi degli inviati e le testimonianze raccolte sui set qua e là allestiti. Con questa modalità è più facile venir meno al principio della completezza, una carenza non sempre emendabile dallo studio. Cruciale, in ogni caso, è dar voce a istanze diverse». Insomma, abbiate le palle di dire chiaro e tondo che Santoro è un fazioso, che la sua tv non rispetta le elementari regole del giornalismo che prevedono il pluralismo e la completezza delle informazioni. Che non si può spacciare una persona, una sola, che dice che i soccorsi sono arrivati tardi per la totalità del pensiero dei terremotati abruzzesi. E che insomma, quello è fare un uso criminoso della tv, soprattutto se pubblica. Che se non fosse Santoro sarebbe già stato licenziato e radiato dall'ordine dei giornalisti. E senza fare tanti giri di parole ditelo senza tanti aggettivi, tante paroline, tante perifrasi, metafore e traslazioni. Ammettetelo. È vero: Berlusconi c'aveva ragione. E che sì, il Cavaliere, ha un modo di parlare fuori dagli schemi, non in politichese, che non si comprime nell'ingessatura del doppiopetto presidenziale. Opinabile, discutibile. Va dritto al sodo. Abbiano il coraggio di dirlo. In questi giorni abbiamo ricevuto telefonate di esponenti del centrosinistra. E tutti si nascondono dietro al dito. «Sì, è vero. Aveva ragione Berlusconi ma non me lo faccia dire». Oppure: «È sciacallaggio, ma lo posso dire solo se mi garantite l'anonimato». Oppure: «Lo penso ma non lo dico». Oppure ci sono gli infantili che tirano fuori scuse da scuola elementare: «Sono all'estero, non so nulla». E basta, cavolo. Fate politica, non siete all'asilo. Abbiate il coraggio di affermare ad alta voce quello che pensate. Facile immaginare che dare ragione a Berlusconi per chi è a sinistra è ancora un bel problema. Va bene, si capisce tutto. Ma se il Pd ha davvero a cuore il servizio pubblico, la Rai, i suoi spettatori. Se ha davvero a cuore il bene del Paese, l'interesse dell'Italia. Se sul serio non intende speculare sulle disgrazie del terremoto. Allora lo dica. Non è difficile. Sono appena nove parole: quello di Santoro è un uso criminoso della tv. Fabrizio dell'Orefice

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