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Centro storico e Tevere le zone più vulnerabili di Roma

Il terremoto è stato avvertito anche a Roma

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{{IMG_SX}} Anche Roma ha tremato ieri alle 21.40. La nuova scossa di magnitudo 4.9 della scala Richter con epicentro a nord dell'Aquila è stata sentita in modo chiaro da milioni di persone. E i romani in massa hanno chiamato i centralini dei vigili del fuoco per capire se corrono pericoli concreti. «Le aree attorno al Tevere sono le più soggette a subire danni in caso di terremoto. Metà del centro storico poggia su sabbia e argilla. Circo Massimo e Fori Imperiali sono tra le zone che possono risentire maggiormente di scosse lontane». Il geologo Fabrizio Marra dell'Istituto nazionale di geologia e vulcanologia (Ingv) spiega così l'effetto «amplificatore» che la conformazione geologica della Capitale può avere su terremoti con epicentro anche a molti chilometri di distanza. Per paradosso, i danni maggiori si possono verificare nel caso di una scossa lontana piuttosto che di una vicina. Ma pericoli seri, a Roma, sono molto improbabili. Roma è una zona sismica? «Nella classificazione ufficiale rientra in zona 3, dove gli scuotimenti possono essere modesti. La massima attesa è di scosse con magnitudo pari a 4. Non raggiungono mai livelli troppo alti. Ma nei terreni alluvionali l'effetto di amplificazione risulta 2 volte e mezzo più alto rispetto alle altre zone. I danni possono essere prodotti da scosse con epicentro lontano, come quello dell'Aquila. A Roma l'unica zona dove un paio di anni fa si è registrato uno sciame sismico rilevante è Ciampino». In cosa consiste questo effetto di amplificazione? «I terreni alluvionali, come la valle del Tevere che attraversa il centro della Capitale, hanno la proprietà di amplificare le vibrazioni di un terremoto».  Quali sono queste zone nella Capitale? «Tutte le aree attorno al Tevere e ai suoi affluenti. Luoghi più sensibili possono essere anche la Caffarella, Tre Fontane e Grotta Perfetta. Gran parte del centro storico sorge su basi alluvionali. Terreni sabbiosi e argillosi come il Velabro minore (Foro Romano) e il Velabro maggiore (Circo Massimo)». Alcuni edifici hanno subìto lesioni. Le Terme di Caracalla sono rimaste danneggiate. Quali sono i rischi concreti?  «A Roma danni gravi sono improbabili. Ma bisogna fare prevenzione soprattutto sugli edifici in aree alluvionali. Noi dell'Ingv utilizziamo un'antenna sismica a 80 metri di profondità in zona San Paolo con una rete di sismografi che misurano gli effetti che le scosse hanno sul sottosuolo. I progetti di edilizia possono utilizzare queste rilevazioni per capire quali accorgimenti adottare. E anche per gli edifici già costruiti bisogna valutare se si attengono alle norme antisismiche».

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