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Pastori in crisi: nessuno compra agnelli pasquali

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dall'inviato BARISCIANO «E adesso chi se li compra gli abbacchi!», dice Antonio Berardi, allevatore di Barisciano, afflosciandosi come uno straccio sul cofano del suo fuoristrada bianco. Un terremoto è per tutti un incubo, ma per i pastori, subirlo una settimana prima di Pasqua, è davvero incredibile. Antonio e il nipote Massimo dormono in macchina, sono costretti a lavarsi in una doccia d'acqua fredda tirata su alla meglio nella stalla. Oltre la parete belano 250 pecore e una settantina di agnelli che erano stati prenotati dai macellai locali. «Non verrà nessuno a prenderli. Se lo faranno sarà dopo Pasqua e tireranno sul prezzo», spiega Antonio. «Il terremoto terrà lontano i turisti, i romani che tornano per il ponte - aggiunge Massimo - In alcuni casi i centri carni hanno già annullato le prenotazioni». Nella loro situazione versano tutti gli allevatori della zona. L'Aquila e le sue montagne sono famose anche per la qualità del formaggio e della carne ovina che vi si produce. Un grande patrimonio dove si fa già fatica a resistere, soprattutto se sei un piccolo allevatore come Antonio. Mentre taglia con il coltello a serramanico un pezzo di sanguinaccio arriva sua moglie trafelata con una notizia: «Pare che giù alla Coldiretti stiano organizzando dei camion per ritirare gli abbacchi». «Ma quanto pagano al chilo?». La moglie risponde qualcosa che non si capisce. Antonio insiste: «Ma a peso vivo o morto?», perché c'è differenza. Nel centro di raccolta della Coldiretti, sulla statale, di fronte a Onna, un paesino martoriato dal sisma, c'è fermento. Si deve decidere, e fare presto, su questa storia degli agnelli di Pasqua: devono essere macellati entro domani. Bisogna organizzare la raccolta sul posto, il trasporto logistico nei macelli, ma soprattutto capire chi li acquisterà e a che prezzo. Per i pastori 7 euro al chilo, peso morto, potrebbe andare bene. Qualcuno sta già offrendo 5 euro approfittando del terremoto. Negli uffici dell'Associazione allevatori italiani, i dirigenti tecnici e amministrativi (Francesco Cortesi e Alberto Fasoli) dell'Associazione regionale allevatori d'Abruzzo, che un mese fa sono riusciti ad ottenere un marchio di qualità per gli agnelli aquilani, aspettano l'assessore regionale all'Agricoltura Mauro Febbo. Sperano in buone notizie. Febbo arriva, ma le difficoltà di gestione della crisi vengono subito al pettine. La Regione - spiega Febbo ai tecnici riuniti intorno a una scrivania - può acquistare 500 agnelli subito da destinare alle mense degli sfollati. Altri 300 saranno destinati alla grande distribuzione. Il prezzo è onesto: 7 euro, peso morto. «I primi camion potrebbero partire anche nel pomeriggio», ipotizzano i tecnici. E chissà, forse ritireranno gli agnelli di Massimo e di Antonio, e nulla sarà perduto. Ma 800 animali è comunque un numero esiguo. «Le richieste dei nostri allevatori - spiega con rassegnazione Alberto Faso - potrebbero superare il numero di 4mila capi di bestiame». Se così fosse, ci saranno solo pochi allevatori fortunati. Ma ormai è troppo tardi per riuscire a macellare tutti gli agnelli. Una situazione analoga, ma non legata alla Pasqua, vivono gli allevatori di mucche e la filiera del latte. La centrale de L'Aquila è inagibile. Solo il caseario sembra resistere. «Oggi (ieri, ndr) gli allevatori di ovini hanno portato regolarmente il latte», spiega Laura, dipendente della Cooperativa Campo imperatore. Per fortuna qualche buona notizia arriva dal ministro Zaia, ieri a L'Aquila per l'emergenza sisma. Zaia, per far fronte ai 100 milioni di danni stimati nel settore agricolo - bilancio provvisiorio, sono ancora da quantificare quelli del vitivinicolo e oleario - ha annunciato sgravi alle imprese locali per 40 milioni di euro, mentre uno storno di quota parte dei finanziamenti comunitari Pac potrebbe arrivare dalle altre Regioni. «Altri 15 milioni di euro - ha detto l'assessore Febbo - potrebbero arrivare dall'Europa». Mat. Vin.

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