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dall'inviato Giancarla Rondinelli L'AQUILA Il terremoto che ha colpito l'Abruzzo fa ancora paura.

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Ilbilancio delle vittime si aggrava di ora in ora: 272 il totale dei morti, 16 i bambini, 6 salme ancora da identificare e una decina i dispersi. All'inizio, però, come ha confessato Berlusconi, «si pensava che le vittime potessero essere mille». Si continuerà a scavare fino al giorno di Pasqua. A Pasqua Berlusconi sarà a L'Aquila per la messa. Intanto, la fase operativa, quella del pensare al dopo, è già cominciata. Sul tavolo del premier ci sono idee, progetti, ipotesi. Ovvio, tutto da vagliare bene, perché, spiega lui stesso «prima bisognerà avere il quadro completo di tutta la situazione, dei danni, delle persone, dei fondi da destinare». Il premier, al terzo giorno in Abruzzo, un pacchetto di misure ce l'ha già in testa, alcune proposte sulle quali il governo starebbe già ragionando. Ne parla in conferenza stampa, davanti a numerosi giornalisti raccolti nella scuola della guardia di Finanza di Coppito, vicino L'Aquila. C'è un'idea che stuzzica particolarmente il capo del Governo, un progetto di cui si è cominciato a parlarne l'altra sera durante la conferenza unificata con le Regioni, e che ieri il premier ha presentato alla stampa. L'idea è questa: dividere la ricostruzione delle zone colpite in cento progetti, affidandone uno a ciascuna delle provincie italiane. Un'ipotesi che al premier piace molto, ma che ancora è tutta da studiare. Martedì scorso, Fabio Melilli, presidente dell'Unione delle Province Italiane, presente nella riunione serale di Palazzo Chigi con gli Enti locali, ha dato al premier la disponibilità delle province a seguire qualche lavoro specifico. Da qui l'idea di Berlusconi: perché non moltiplicare questa proposta per tutte le cento province italiane? Ne ha parlato subito con Guido Bertolaso, «non ancora molto convinto sulla fattibilità di questo progetto», spiega scherzando Berlusconi. «Sto litigando con lui per questo. Ma dimostrerò che ho ragione io. Così come mi capita di aver ragione, una volta su mille, con Gianni Letta, mi capiterà anche con Bertolaso: spero solo che sia questa l'occasione». Il capo della Protezione Civile sorride. Il premier prima gli rivolge uno sguardo affettuoso, poi va avanti a presentare il "progetto cento". In sostanza, ogni provincia italiana avrebbe la possibilità di «affidare la responsabilità di realizzare le costruzioni» a progettisti e imprese edili, esperti e tecnici che ogni provincia ha a disposizione, realizzando così «una gara» tra tutti gli enti locali. In ogni caso, comunque, «la direzione generale sarebbe mantenuta a livello centrale». Idea che piace al presidente dell'Upi, il quale fa sapere subito al premier di essere pronto a lavorare sul progetto. Accanto a Berlusconi ci sono i ministri Alfano e La Russa, e c'è anche il presidente della Regione Gianni Chiodi. Un'ora di conferenza stampa e poi di nuovo a fare un giro tra la gente. Stavolta il premier va nel cuore del capoluogo abruzzese, la parte della città più colpita. Non appena scende dal pulmino che lo porta sul luogo della tragedia, Berlusconi sgrana gli occhi: «È molto peggio di quanto si pensasse». Parla di una «città fantasma», ribadendo quella che ora è la priorità: dare una sistemazione a chi è rimasto senza casa, perché «di certo non si può tornare ad abitare qui». La prima tappa del sopralluogo è via XX settembre. I vigili del fuoco si avvicinano a Berlusconi per regalargli un elmetto di sicurezza di colore rosso. E lui ne approfitta per ringraziare tutti quegli uomini che da giorni stanno lavorando senza fermarsi. «Sono commosso dallo sprezzo del pericolo messo in atto dai vigili del fuoco e dai militari, che hanno messo veramente a rischio la propria vita» per estrarre dalle macerie i sopravvissuti. Alcuni passi più avanti e arriva in piazza Duomo, qui arriva un altro colpo doloroso. Berlusconi si guarda intorno sbigottito e dice «sono stato in questa piazza alcuni mesi fa per le elezioni». Sottolinea poi la necessità di reagire a questa immane tragedia, perché L'Aquila, è una città «non solo ferita, ma in condizioni drammatiche, con edifici di grande valore storico che sono stati lesionati e che in qualche caso bisognerà abbattere e ricostruire». Sta per terminare il suo sopralluogo alla casa dello studente quando il presidente del Consiglio viene avvicinato da una signora anziana. La donna stringe le mani del presidente del Consiglio e quasi urlando invoca aiuto: «Silvio aiutaci, Silvio aiutaci, non ho più nulla». Berlusconi, con il casco rosso in testa, la fissa negli occhi, è colpito dal suo dolore: «Facciamo il possibile, l'Italia sta rispondendo. Cominci ad andare in un albergo...». Ma la donna, disperata e con la voce rotta dal pianto, prosegue il suo sfogo: «Nemmeno i denti ho più», spiega al premier. Berlusconi cerca di tranquillizzarla : «Vedrà che non lasciamo indietro nessuno...». «No, non vi dimenticate di noi», insiste la signora. Il premier la abbraccia: «Signora, stia tranquilla, siamo qui».

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