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La processione senza fine dei feriti

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FabioCapolla L'AQUILA I feriti sono tanti. Migliaia. I più gravi all'ospedale da campo non arrivano e vengono direttamente dirottati nelle strutture abruzzesi e del Lazio. Il pronto soccorso dell'ospedale San Salvatore dell'Aquila non è più agibile. All'esterno è stato realizzato un ospedale da campo. Un pronto soccorso all'aperto con personale d'eccellenza. Sono gli uomini del 118 di Teramo e della Croce Rossa Italiana di Teramo a gestire la struttura da campo. Sono cinquanta i posti riservati alla degenza, 23 le ambulanze che continuano a fare la spola senza interruzione con il centro storico. «Un lavoro difficile - dice il commissario della Croce Rossa teramana, Valentino Ferrante, che coordina la parte logistica, dei trasporti e delle infermiere volontarie - abbiamo messo in piedi un posto medico avanzato di secondo livello, sono numerosi i pazienti che continuano ad arrivare, ognuno con la sua storia, il suo dramma personale». Un ospedale che ospita molti medici volontari giunti da diverse zone della regione ma anche da fuori. Il volto di Ferrante è triste mentre racconta la giornata nell'ospedale da campo. Le notizie che arrivano portano lutto e dolore, anche di amici di chi sta dedicando il proprio tempo a soccorrere gli altri. A lavorare nell'ospedale ieri anche l'onorevole Carla Castellani. Il deputato del Pdl non vuole parlare, mentre è intenta a prelevare il sangue e misurare la pressione ad un anziano. «È il sentimento che mi porta a fare queste cose - dice per chiudere il discorso prima di cominciare - lo faccio perché lo sento. I drammi umani sono tanti». A pochi metri la figlia Federica, anche lei medico, anche lei coinvolta in questa forma di volontariato. Girando all'interno dell'ospedale un altro teramano giunto sul luogo del disastro per prestare la sua opera. Giovanni Foschi di solito lo si trova nella sua farmacia, a Bellante. Dopo l'allestimento dell'ospedale da campo è arrivato davanti al San Salvatore. Gestisce la distribuzione dei farmaci nei diversi centri dove sono stati collocati gli sfollati e coordina il punto di raccolta. Sono tanti i medicinali di cui c'è bisogno, molti hanno iniziato le donazioni. In tanti continuano ad arrivare, qualcuno con patologie lievi: basta un infermiere la visita lampo di un medico e può tornare a casa o nella tenda in un centro che raccoglie gli sfollati. «Molti hanno invece bisogno di essere stabilizzati - ha aggiunto Ferrante - per poi essere trasferiti in strutture ospedaliere. I più gravi vengono portati con l'eliambulanza». Negli occhi di chi lavora c'è la fatica, ma si percepisce anche qualcosa di positivo. Chi è arrivato a L'Aquila per dare il proprio aiuto lo fa senza far pesare la sua presenza, con la gioia e la consapevolezza di fare qualcosa di utile per gli altri. Sono 2.500 le tende che sono state montate nei punti di raccolta dei senzatetto. Quindicimila i posti letto. Qualcuno dice che non bastano, una colonna mobile proprio in queste ore è arrivata dalla Sicilia, altri 500 posti per dormire. «Il problema di fondo - racconta un medico in servizio nell'ospedale da campo - è che molti non vogliono abbandonare la città. C'è chi si cerca un posto in tenda, chi si accontenta addirittura di dormire in macchina, per non allontanarsi dalla sua abitazione. Questo sicuramente crea qualche problema in più. Se scegliessero un albergo della costa alleggerirebbero il lavoro in città». Invece molti alberghi sono ancora vuoti. Intanto si lavora per i funerali. Saranno di Stato, dovrebbero svolgersi venerdì prossimo. La data orientativa è stata indicata alla Curia dalla Protezione Civile che, però, dovrà poi confermarla. Si svolgeranno nel piazzale della Scuola della Guardia di Finanza. Potrebbe partecipare il Presidente Napolitano.

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