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La notte più lunga dell'Aquila

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.Un boato, poi i crolli, gli allarmi che suonavano all'impazzata, la gente che ha cominciato a riversarsi per le strade, chi in pigiama, chi con un vestito di fortuna. Il terremoto, tanto temuto, quanto da molti atteso ha colto di sorpresa, nel sonno. Sulla città è calato il buio, per un attimo il silenzio, poi le urla della gente. Chi si cercava, chi si ritrovava, chi si disperava. La situazione peggiore nei piccoli centri del circondario, vecchie case, costruite con pietra e terra, materiale povero che non ha resistito alla furia del terremoto. Onna è il paese emblema di questa disgrazia. Di fatto non esiste più, raso al suolo, decine le persone che ancora mancano all'appello nonostante si continui a scavare tra le macerie. Tra le vittime in questo paese anche i due figli del collega Giustino Parisse, caposervizio del Centro. Dolore, dramma, tragedia. Dopo Onna Tempera, Paganica, Fossa, Poggio Picenze, Castelnuovo, Villa Sant'Angelo e tanti altri paesi dove la situazione è apparsa subito disperata. Le case antiche, anche quelle ristrutturate di recente si sono piegate sotto l'urto della scossa, violenta come mai prima. I soccorsi sono cominciati nel centro storico del capoluogo. Le prime ricognizioni avevano segnalato diversi crolli, edifici pubblici, chiese e purtroppo anche palazzi abitati. Le prime segnalazioni di crolli hanno interessato l'Hotel Duca degli Abruzzi, la Casa dello Studente e altre palazzine tutte nella zona intorno a Via XX Settembre. In Piazza Paoli, alle quattro del mattino, un padre chiamava a gran voce la figlia Benedetta. Davanti alle macerie di quela che era la sua casa, illuminato solamente dai fari di un mezzo della Polizia provinciale ha cominciato a scavare a mani nude, prima da solo poi, con io trascorrere dei minuti, da decine di volontari che giungevano sul posto. Impossibile durante la notte la comunicazione con i cellulari, a causa del sovraccarico sulle linee. E' cominciato il viavai delle ambulanze, verso l'ospedale, dove, nonostante alcune lesioni in un'ala, il personale medico e paramedico ha lavorato con impegno costante. Il freddo della notte è stato alleviato in parte con la distribuzione di coperte da parte di uomini della Protezione civile, Vigili del fuoco e militari dell'esercito. Nel corso della giornata sono arrivate colonne mobili di Croce Rossa Italiana e Protezione civile giunti da tutte le regioni italiane. I bilanci del primo mattino apparivano già molto gravi. Il numero delle persone morte sotto le macerie è aumentato di ora in ora. Un bilancio che ancora adesso non è definitivo. Le persone disperse sono tante, tanti feriti, tantissimi i senza tetto. Le colonne di soccorsi provenienti da tutta Italia stanno confluendo sulle cittadine colpite dal terremoto. È anche una lotta contro il tempo per allestire le tendopoli prima che cominci a piovere. Intanto sulle zone terremotate si è abbattuta una violenta grandinata. Potrà ospitare circa 2.000 persone la tendopoli in allestimento presso il campo sportivo della frazione di Paganica, dove la scossa ha provocato sei vittime tra cui un bambino. A L'Aquila sono stati allestiti cinque punti di raccolta: allo stadio Fattori, allo stadio Acquasanta, a piazza D'Armi, nella Caserma Rossi e nell'area Centicolella. Ammonta complessivamente a 1.640 unità il personale dei vigili del fuoco inviato in Abruzzo per l'emergenza terremoto. Inviati anche 677 mezzi. L'assessore regionale ai Trasporti Giandonato Morra ha predisposto un piano che ha consentito l'utilizzo di 170 pullman tra quelli dell'azienda regionale e quelli di ditte private, al fine di consentire il trasferimento dei senzatetto verso la costa. Un lavoro sinergico, L'intervento di Federalberghi ha permesso di reperire 4.000 stanze negli alberghi della costa tra la provincia di Teramo e quella di Chieti per un totale di circa diecimila posti letto. Tanti gli studenti dispersi, tanti quelli salvati, purtroppo anche qualche vittima. L'apprensione durata ore davanti alla Casa dello Studente si è tramutata iun gioia quando i vigili del fuoco hanno estratto sei studenti sepolti ancora vivi, purtroppo non ce l'ha fatta il settimo, rinvenuto cadavere. Cinque ragazzi sono della provincia di Frosinone, l'altro, un ventenne studente di ingegneria informatica. Ce l'ha fatta Gianluca, storia terribile la sua. La notte del terremoto non doveva essere lì. Un suo amico, sconvolto dalle scosse che da un dicembre non danno tregua alla città gli ha chiesto se poteva dormire con lui. «Stai qui, ho paura». Lui gli ha detto sì. Alle 3,32 Gianluca ha sentito un botto, violentissimo: poi il buio e il silenzio. Dopo otto ore, Gianluca è stato tirato fuori, vivo: il padre ha cominciato a urlare il suo nome finché non ha sentito una risposta e ha seguito quella flebile scia tra le macerie. Il suo amico, quello che aveva paura, è rimasto prigioniero. Altri due ragazzi sono morti tra le macerie all'interno del Convitto nazionale, un ragazzo di nazionalità ceca e un italiano, 15 e 16 anni. Si contano i danni, mon sono più agibili la Provincia, la Questura, distrutta la Prefettura. Se la scossa si fosse verificata di giorno sarebbe stato peggio. Nel dramma, sono arrivate buone notizie. Francesca, una ragazza di 21 anni, è stata estratta viva dalle macerie. Matteo, 22 anni, è stato tratto in salvo sotto i resti di una palazzina in via Sant'Andrea. A mezzanotte e mezzo i vigili del fuoco stavano ancora scavando sotto quello che resta della Casa dello Studente, con molta attenzione per evitare crolli e cercare di trarre in salvo altri due ragazzi, Francesco e Angela intrappolati sotto i resti dell'edificio. A venti ore dal terremoto, tra L'Aquila e provincia, sono state estratte dalle macerie oltre cento persone.

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