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Scajola: segni di ripresa entro l'anno

Scajola

Altro che crisi, parte la campagna russa

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«Giovedì prossimo si riunisce il tavolo sull'auto nel quale esamineremo le prospettive del settore e il futuro di alcuni stabilimenti a cominciare da quello di Pomigliano. In Italia non vediamo cedimenti strutturali dell'occupazione. Ho fiducia che già prima della fine di quest'anno si evidenzieranno nel nostro Paese spiragli di ripresa economica incoraggianti». Claudio Scajola, ministro dello Sviluppo Economico non è pessimista sulla crisi economica. Anzi guarda al futuro che è quello di mandare in porto il progetto del nucleare e «restituire spazio al mercato, perchè quando ci sarà la ripresa, bisognerà che lo Stato si ritiri dall'intervento diretto in economia».  Non è forse troppo ottimista? Le stime di numerosi istituti dicono che prima del 2010 la ripresa non si vedrà... «Con il pessimismo e con i corvi che girano da tutte le parti...guardo il telegiornale e non investo più e tolgo i soldi dalla banca e li metto sotto il materasso. Con l'incoscienza e il pessimismo si va al fallimento, con il ragionamento positivo si affronta la giornata e la vita che abbiamo di fronte». Eppure recentemente Berlusconi è parso meno ottimista sui dati dell'occupazione. Lei che ne pensa? «Berlusconi ha espresso queste valutazioni a conclusione del G8 sul welfare che si è tenuto a Roma: si tratta dunque di stime globali. In molti Paesi in effetti l'occupazione sembra ridursi velocemente. In Italia, per ora, non vediamo cedimenti strutturali. C'è un forte aumento della cassa integrazione che come tutti sanno non interrompe il rapporto di lavoro. Se i timidi segnali di ripresa che si notano in diversi settori oltre l'auto dovessero consolidarsi nei prossimi mesi, riusciremo ad evitare un forte aumento della disoccupazione». Lei è partito per Mosca con quasi mille imprenditori. Che cosa vi aspettate da questo viaggio? «Con la Russia abbiamo ormai una partnership globale a tutto campo. Nel 2008 l'interscambio ha raggiunto i 26 miliardi ed è cresciuto del 10% rispetto al 2007. Nonostante la crisi che sta colpendo anche Mosca c'è molto spazio per crescere ancora, esplorando anche le regioni interne dell'immenso Paese. Per questo la Missione, dopo il business forum che si terrà a Mosca martedì e sarà concluso da Berlusconi e Putin si dividerà in quattro: a seconda delle loro specializzazioni produttive delegazioni di imprenditori andranno a San Pietroburgo, Krasnodar, Novosibirsk o Ekaterinburg per incontrare sul campo i propri potenziali partner d'affari». Oggi ci sarà l'incontro per affrontare la crisi della Antonio Merloni. Che strumenti metterete in campo? «I tre commissari del gruppo industriale presenteranno al governo il loro programma di ristrutturazione. Noi abbiamo messo in campo 9 miliardi di euro a livello nazionale per gli ammortizzatori sociali e contiamo con questi di affrontare tutte le questioni occupazionali più difficili, compresa quella del distretto degli elettrodomestici». È appena tornato dalla Libia: quale è stato il significato della sua missione? «È stata la prima visita dopo la firma dell'Accordo di Amicizia e Cooperazione siglato da Berlusconi e da Gheddafi il 30 agosto scorso. Siamo già il primo partner commerciale della Libia e possiamo crescere ancora molto. Dobbiamo allargare le relazioni economiche dall'energia e dalle infrastrutture fino alle piccole e medie imprese che possono aiutare la Libia a sviluppare un'industria manifatturiera leggera, che potrebbe essere una preziosa testa di ponte verso l'Africa subsahariana. Parallelamente, i libici sono disponibili ad aumentare i propri investimenti in aziende italiane». Accordo Fiat-Chrysler, quali sono le prospettive per l'industria automobilistica italiana? «Credo che tutti gli italiani abbiano provato un sentimento di orgoglio quando hanno sentito il Presidente Obama citare la Fiat come "salvatore" della Chrysler. E sono anche molto soddisfatto che gli incentivi per l'acquisto di auto ecologiche stiano avendo successo: in marzo abbiamo immatricolato 214 mila vetture, contro le 166 mila di febbraio e le 158 di gennaio. Anche se questi non sono aiuti alla Fiat, ma ai consumatori che possono acquistare le vetture di tutte le marche, gli incentivi stanno aiutando anche Fiat a superare mesi molto duri, a ridurre la cassa integrazione e a concludere positivamente l'accordo con Chrysler, che può essere un passo fondamentale per far restare la nostra industria automobilistica ai vertici mondiali». Ci saranno ricadute positive sull'occupazione? «Fiat fornirà a Chrysler le piattaforme tecnologiche per consentirle di produrre modelli a basso consumo e in cambio avrà il 35% delle azioni della Casa americana e la possibilità di vendere i propri modelli, soprattutto la Cinquecento e le Alfa Romeo, negli Usa: se questi modelli avranno successo tra gli americani, ci saranno ricadute positive anche per l'occupazione in Italia». Alcuni osservatori hanno detto che il vertice del G20 ha segnato la definizione dell'asse Usa-Cina, che ne pensa? «È stata enfatizzata una divisione che non c'era. Dal G20 è scaturita una buona soluzione alla crisi. I temi discussi a Londra saranno ripresi ancora al G8 della Maddalena in luglio. Nel G8 Energia che terremo a Roma il 24 e 25 maggio affronteremo il tema di interventi energetici mirati per l'Africa». Non c'è il rischio che la crisi porti ad un eccesso di intervento dello Stato nell'economia? «Questo rischio c'è, anche in Paesi antistatalisti per definizione, come gli Stati Uniti. Appena la crisi sarà superata bisognerà che lo Stato si ritiri dall'intervento diretto nell'economia e restituisca spazio al mercato». Che fine ha fatto il liberismo? «Il liberismo ha ragione quando afferma che il mercato è lo strumento migliore per utilizzare le risorse in modo efficiente. Ha torto quando tende a rifiutare regole e controlli. Il mercato non è la giungla senza regole dove vince il più forte, ma un ambiente regolato dove tutti i soggetti debbono avere parità di condizioni. Per questo, anziché di liberismo, preferiamo parlare di "economia sociale di mercato"». In tutta Europa a cominciare dalla Francia stanno emergendo tensioni sociali a causa del crescere della disoccupazione. Lei crede che queste tensioni possano verificarsi anche in Italia? E il governo è pronto ad affrontarle? «Non credo che da noi si manifesteranno tensioni di questo tipo. Sia perché le misure che il Governo ha adottato, nonostante le polemiche politiche, stanno funzionando. E, come ha detto Berlusconi, il loro primo obbiettivo è quello di non lasciare indietro nessuno». A che punto è il piano del nucleare? «Entro aprile ci sarà l'approvazione definitiva del ddl Sviluppo che istituisce l'Agenzia di sicurezza e avvia il processo per la scelta dei siti. Abbiamo stipulato l'accordo di collaborazione con la Francia. Al G8 energia faremo il punto con gli altri Paesi industrializzati. Insomma, stiamo procedendo secondo il programma che ci eravamo dati».  Concretamente quali aziende italiane stanno partecipando al progetto? «Sono numerose le imprese energetiche che si sono dichiarate disponibili a partecipare allo sviluppo del nucleare. Enel ha già stretto con la francese Edf un accordo per costruire quattro reattori in Italia e altri in Paesi terzi. Non credo che la crisi rallenterà il processo. Ho detto sin dall'inizio che il nostro obbiettivo è quello di posare la prima pietra di una centrale nucleare entro questa legislatura. E sono convinto che nel 2013 la crisi sarà un ricordo lontano».

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