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L'Italia fa sistema, parte la campagna russa

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In campo tutti i big. I presidenti di Confindustria, Emma Marcegaglia, di Abi, Corrado Faissola, dell'Ice, Umberto Vattani. Un ministro a guidarli, quello dello Sviluppo Economico Claudio Scajola. E la «benedizione» del premier, Silvio Berlusconi, che parteciperà domani al forum economico. Insomma, l'Italia della crisi, l'Italia della frenata dà una risposta inaspettata proprio nel momento di maggiore affaticamento. E parte all'assalto, imprenditoriale s'intende, della Russia. La missione che comincia oggi e che andrà avanti fino a giovedì, dunque, vuole essere una risposta forte dell'Italia. Che per la prima volta riesce a fare sistema, a muovere tutti assieme i principali players economici, in maniera così poderosa. Con l'obiettivo dichiarato di rafforzare le relazioni economiche, tanto che assieme al Cavaliere ci sarà anche il premier russo Vladimir Putin. Ma soprattutto dare un impulso forte per penetrare nel mercato russo che, nonostate la forte crescita del 2008 (5,6%), ha fatto segnare proprio nell'ultimo trimestre dell'anno scorso un netto rallentamento. Dunque, occasione buona. Terreno fertile. Situazione favorevole per investire e per portare le nostre piccole e medie imprese, le più rapide, le più immediate nel dare una risposta alla crisi. Marcegaglia non nasconde la soddisfazione: «È la più grande missione che Confindustria abbia mai organizzato finora». E spiega: «Gli imprenditori italiani credono nelle notevoli potenzialità del mercato russo, anche perché le nostre due economie sono perfettamente complementari. Loro hanno materie prime, in primo luogo energetiche, di importanza strategica per la nostra economia. Noi abbiamo un'alta specializzazione manufatturiera in grado di soddisfare la domande interna russa, dai macchinari ai beni di consumo». E se i concorrenti europei rallentano (Francia e Gran Bretagna in primis), l'Italia cresce. L'anno scorso l'interscambio tra i due Paesi è cresciuto dell'11% rispetto all'anno precedente: in cifre significa che è passato da 23,9 miliardi a 26,5 miliardi di euro, con le esportazioni italiane che hanno toccato quota 10,5 miliardi. Rilancia Faissola: «L'ampia partecipazione delle banche italiane testimonia proprio l'attenzione e l'interesse del nostro Paese per la Russia e il suo immenso mercato e, soprattutto, l'impegno del settore bancario a supportare le imprese italiane». Quali imprese? Tutti i grandi nomi ma non solo. La voce più forte del nostro export in Russia come al solito è quella delle macchine (34,8%), seguita da tessile e abbigliamento (12,8%), poi mobili e articoli per illuminazione (9,5%), calzature (5,7%), enograstronomia (3,8%). Nel 2008 hanno avuto un'impennata gli accessori per auto e motori (+123%), gli autoveicoli (+25%) e gli articoli da viaggio e borse (+24%). Ma la partita grossa ovviamente la fa l'energia. Qui Enel ed Eni sono già presenti in forze. E a loro va aggiunta anche Finmeccanica, che si è impegnata a fondo, con il progetto Superjet100, la famiglia di jet regionali di nuova generazione a cui stanno lavorando la società aeronautica russa Sukhoi e l'italiana Alenia (del gruppo guidato da Guarguaglini). Infine ci sono i progetti che potrebbero vedere la luce, come la collaborazione nel nuovo gasdotto South Stream di cui Berlusconi e Putin ne parlarono informalmente a Villa Certosa giusto un anno fa. Ma la presenza nella capitale russa del premier italiano potrebbe essere l'occasione per annunciare un nuovo affare che è nell'aria e di cui la stampa moscovita già ha fatto filtrare qualche indiscrezione: i russi starebbero per riacquistare dall'Eni il 20% di Gazprom Neft e il 51% di Severenergia, un consorzio che comprende tre società ex Yukos proprietarie di giacimenti di gas nell'Artico, si tratterebbe di un'operazione da 5,5 miliardi. Se son rose, anche se a Mosca si rasenta zero gradi, fioriranno.

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