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Franceschini in ginocchio dalla Cgil

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Alla fine scioglie la riserva e scende in piazza. Così, a differenza dello sciopero generale, stavolta il Pd sarà alla manifestazione della Cgil. Non ci sarà una vera e propria delegazione, ma i vertici del partito saranno tutti in piazza, a cominciare dal segretario Dario Franceschini. Una decisione che scuote il partito di via del Nazareno, consapevoli in tanti di come questa partecipazione comporti, per il partito, uno sbilanciamento a sinistra. È lo stesso segretario ad annunciare la sua decisione. «Uso le parole di Gordon Brown: dove c'è un disoccupato, un povero, qualcuno che perde il lavoro, non può non esserci un progressista al suo fianco». Franceschini precisa che, come oggi sarà con la Cgil, allo stesso modo «andrò alle manifestazioni della Cisl e della Uil che reclamano misure per risolvere i problemi di chi perde il lavoro». Il Pd sarà quindi «a tutte le manifestazioni che denunciano la totale inadeguatezza delle misure che il governo italiano sta prendendo per fronteggiare la crisi rispetto a tutti gli altri governi del mondo». La decisione del segretario del Partito democratico piace a tutta l'area diessina del partito, ma non all'area Ppi: mezzo partito non apprezza la scelta del segretario di scendere in piazza (Veltroni non lo fece) e, a questo punto, chiede che almeno Franceschini non si limiti ad un atto di presenza ma fissi alcuni paletti chiari per precisare che il Pd non sposa la causa del sindacato di corso d'Italia. «Sentiamo che dichiarazioni farà domani Franceschini», spiega Sergio D'Antoni. Giuseppe Fioroni usa parole molto misurate, ma chiare: «Il Pd deve saper ascoltare e dare risposte all'intero sistema-Paese». Il che significa che i democratici non possono schierarsi con chi ha scelto di percorrere una strada solitaria, separandosi dagli altri sindacati e dalle organizzazioni produttive. Per Fioroni «la posizione illustrata dal segretario è corretta: ha detto che non può non essere ad una grande manifestazione di lavoratori contro l'inadeguatezza governo; ma ha anche ribadito con chiarezza l'importanza dell'unità sindacale. E, soprattutto, ha spiegato di non condividere quella parte della piattaforma che sembra essere contro le altre organizzazioni sindacali e le associazioni datoriali, perché in questo modo non si favorisce la crescita». Tiziano Treu preferisce non dire una parola, mentre Marco Follini non aspetta nemmeno di sentire le parole che pronuncerà domani Franceschini: «Credo che la politica non sia la rincorsa ai cortei degli altri. Andando in piazza domani non credo che Franceschini aggiungerà moltissimo alla protesta. Temo invece che toglierà più di qualcosa all'autonomia del Pd. Lo considero un errore politico da matita rossa e blu». Del resto, Franceschini ritiene che il Pd in questo momento non possa permettersi di perdere voti a sinistra o verso l'astensione. In piazza anche il partito di Antonio Di Pietro. «L'Italia dei Valori sarà in piazza per difendere i diritti dei lavoratori e per protestate contro l'immobilismo del governo che, di fronte ad una crisi gravissima che impoverisce i cittadini e danneggia le imprese, non sta facendo nulla», spiega il capogruppo dell'Italia dei Valori Massimo Donadi. E aggiunge: Aspettiamo ancora dal governo una risposta alla nostra proposta sui contratti di solidarietà, che avrebbero permesso di tutelare i lavoratori e, nello stesso tempo, sostenere le aziende. Il tutto con gli stessi soldi investiti per altri ammortizzatori sociali, meno efficaci».

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