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G20, i grandi alla ricerca di un patto globale

G20, pacco sospetto vicino alla Banca d'Inghilterra

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Il summit del G20 di Londra si annuncia denso di problematiche e accompagnato da tensioni sociali. Per oggi sono previsti diversi cortei di manifestanti che convergeranno sulla Banca d'Inghilterra per una grande protesta. Le aspettative per questo vertice sono elevatissime. Anche il Pontefice lo seguirà con attenzione, tant'è che ieri ha inviato una lettera al premier britannico Gordon Brown «auspicando che vengano affrontate le emergenze mondiali» e che non siano tagliati gli aiuti all'Africa e ai Paesi in via di sviluppo. Brown gli ha risposto che il summit non dimeticherà i poveri e le questioni climatiche. Da Londra ci si attende quindi la ricetta per uscire dal tunnel della recessione globale. L'esito però è quanto mai incerto e il timore è quello di un vertice dai risultati modesti. C'è il rischio di una mancanza di convergenza di vedute tra Ue e Usa e dello scalpitare di Paesi come Cina, India, Brasile e Argentina. La Ue chiederà agli Usa di fare il massimo sforzo perchè crisi sistemiche come quella dei subprime non si verifichino più. Nessuna istituzione finanziaria e nessun territorio dovranno più sfuggire a regolamentazione e vigilanza. E i paradisi fiscali dovranno essere ovunque banditi. Quanto alle richieste di rafforzare subito il piano di rilancio dell'economia europea, come chiedono gli Usa, la Ue risponderà di aver fatto per ora abbastanza. La richiesta principale dell'amministrazione Obama (è la prima uscita in Europa del presidente americano) sarà di uno sforzo straordinario da parte di tutti gli altri Paesi per uscire dalla recessione sostenendo la domanda. Solo in questo caso gli Usa saranno disposti a lasciar cadere forme di nazionalismo economico. Berlusconi ha annunciato che proporrà un «social pact», un patto globale per «trasformare la sfiducia in fiducia». Il presidente francese Sarkozy ha già detto che si aspetta misure concrete ed è pronto ad abbandonare il vertice, a lasciare la sua «sedia vuota», in mancanza di risultati. Il Capo di Stato è stretto dalle tensioni sociali che stanno esplodendo in tutta la Francia con la rabbia operaia alimentata da licenziamenti e chiusure di fabbriche degenerata anche in episodi di violenza come i sequestri di manager aziendali. Ieri è stato bloccato in auto da un gruppo di dipendenti anche il patron della Ppr, Francois Henri Pinault. «Preferisco la rottura a un consenso fiacco» ha detto a Le Figaro. Sulla stessa linea di Sarkozy, pronto alla battaglia, c'è il presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker: il G20 «non sia la solita montagna che partorisce il topolino. Sia invece l'occasione per rivedere a fondo l'architettura finanziaria internazionale». Più ottimista è invece il premier spagnolo Josè Luis Zapatero, convinto che il G20 di Londra segnerà «l'inizio del recupero della fiducia e di un futuro con più sicurezza e garanzie per tutti i cittadini». Il presidente della Commissione europea Barroso ha indicato i punti su cui si deve raggiungere un accordo: rilancio dell'economia, riforma dei mercati finanziari, governance globale, no al protezionismo. Prioritaria è l'unità tra Usa, Ue e Cina che Barroso considera «una variabile essenziale nell'equazione economica mondiale». Il premier britannico Gordon Brown confida che dal vertice esca un accordo su una serie di regole internazionali sulla remunerazione dei banchieri e sul tema dei paradisi fiscali.

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