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Dalla Cei 30 milioni per le famiglie in crisi

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{{IMG_SX}} Intervento a tutto campo dei vescovi italiani. La Cei istituisce un fondo bancario a favore dei poveri, ribatte alle affermazioni del presidente della Camera Gianfranco Fini sullo stato etico e infine lancia un invito all'accoglienza degli immigrati che arrivano sul suolo nazionale. Il fondo di garanzia approntato dai vescovi ammonta a circa 30 milioni di euro, una cifra in grado di generare prestiti bancari per 300 milioni: tutto denaro che l'episcopato italiano ha deciso di destinare alle famiglie in difficoltà a causa della crisi economica. L'accordo è stato siglato tra la Cei e l'Abi, l'associazione bancaria italiana: le famiglie in situazione di disoccupazione con più di tre figli potranno accedere a una forma di sostegno che comporterà il diritto a un sussidio di 500 euro al mese per pagare l'affitto o il mutuo della casa. La Cei raccoglierà i 30 milioni di euro attraverso una colletta nazionale, creando così un fondo: questo servirà a garantire le banche, le quali potranno poi provvedere all'erogazione dei prestiti direttamente alle famiglie. Non solo: le stesse banche, per far fronte ai prestiti, si sono impegnate a decuplicare il tetto (che è di garanzia e perciò infruttifero) fino a 300 milioni. Il denaro ricevuto dalle famiglie sarà poi rimborsabile in 5 anni, a partire dal raggiungimento di un nuovo reddito da lavoro e con un interesse minimo concordato dalla Cei con l'Abi. «Non si tratta di un gesto assistenziale né di una elemosina — ha spiegato il neosegretario della Cei monsignor Crociata — ma di un aiuto concreto alle famiglie per resistere in questa difficile fase. Abbiamo calcolato che circa trentamila nuclei familiari sono in gravi condizioni di disagio: per richiedere il sussidio potranno rivolgersi al parroco, che poi li indirizzerà alla Caritas diocesana o alle Acli». Presentando questa iniziativa in favore dei poveri il capo dei vescovi italiani è anche tornato sul tema del biotestamento, rispondendo di fatto a Gianfranco Fini, il quale aveva definito il disegno di legge sul fine vita «da stato etico». «La Chiesa non ha mai avuto simpatia per lo stato etico che esiste solo laddove vi sono delle costrizioni — ha osservato in proposito Crociata — Non mi sembra quindi questo il caso in cui noi ci troviamo». D'altra parte i vescovi hanno ribadito la volontà di evitare qualsiasi ingerenza rispetto all'autonomia del Parlamento sui temi bioetici, pur insistendo sulla necessità di rinunciare a ogni tipo di scorciatoia che possa condurre all'eutanasia. Monsignor Crociata ha anche accennato al tema dell'immigrazione, facendo notare che tutti i vescovi italiani seguono con grande pena le notizie che vengono diffuse sui recenti naufragi dei clandestini. In questo senso la Chiesa chiede che tutti coloro che riescono a raggiungere il suolo italiano vengano trattati da persone umane, quindi accolti e accompagnati, certo non maltrattati o costretti a indegne condizioni di vita. Il capo dei vescovi è infine tornato sulle polemiche nate dalle parole pronunciate da Benedetto XVI in Africa riguardo i preservativi. «A problemi di ordine etico e spirituale non si risponde con espedienti tecnici — ha detto Crociata — Gli strumenti tecnici sono un aiuto ma dobbiamo guardare all'uomo e permettere di fargli vivere una vita piena e autentica».

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