Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

...in una ridotta sempre più asfissiante.

Esplora:
default_image

  • a
  • a
  • a

Nemmenoperò il suo gruppo dirigente – quello rimasto in Italia – lo ha saputo ben consigliare, anzi. Se alla vigilia della grande kermesse berlusconiana, autorevoli esponenti del Pd avevano ammesso l'errore e il limite di non aver saputo comprendere il valore e la portata della nascita di Forza Italia, era legittimo attendersi oggi, che sono passati quindici anni da allora, un atteggiamento diverso. Invece niente: tutto come prima, come sempre. Secondo le opposizioni, Berlusconi è sempre lo stesso, non dà risposte oppure, nella versione più truce di Di Pietro, è un piduista. Il fatto che il centrodestra cresca e il centrosinistra diminuisca nei consensi non viene però spiegato. A sentire Berlusconi che afferma la non evoluzione dal Pci-Pds al Pd verrebbe voglia di credergli, visto che – almeno nel rapporto con lui – l'approccio non è per niente cambiato. A destare poi particolare tenerezza è il tentativo goffo, e anch'esso logoro, della sinistra a individuare nel campo della maggioranza una sorta di figura alternativa al Capo. Da qualche tempo, ed è parso evidente ed imbarazzante in questa settimana, l'idolo dell'opposizione e della «grande stampa democratica» è Fini. Lo slancio di Eugenio Scalfari («meno male che Gianfranco c'è») la dice lunga sull'illusione ottica che sta confondendo le idee all'arcipelago del centrosinistra. Il presidente della Camera è persona dalle mille qualità che avrà senz'altro modo di influenzare, soprattutto in futuro, le scelte del suo nuovo partito. Il king-maker del Pdl è e resta Berlusconi: i vertici del Pd e dell'establishment giornalistico-finanziario non possono negare a se stessi e al prossimo questa ovvia constatazione. Il centrodestra non si dividerà, almeno per ora, e semmai accadesse non è necessario ricorrere alla demoscopia per immaginare che, almeno per ora, il suo popolo seguirà il leader. Si può sperare nel futuro, ci mancherebbe!, ma intanto Berlusconi c'è, governa, fa proposte. A lui vanno indirizzate le risposte, non ad altri. Alla Fiera di Roma l'acclamato presidente del Pdl non ha fatto roboanti show ma ha tracciato quello che in altre circostanze sarebbe stato definito un «vasto programma». Il punto centrale – lo rilevava su queste colonne già dopo l'intervento di apertura di Berlusconi il direttore Roberto Arditti – è la riforma costituzionale. Su questo il premier ha preso un impegno solenne, fondativo. Fatichiamo a pensare che anche questa volta fallirà nell'intento di ammodernare formalmente le istituzioni italiane. Se quindi Berlusconi farà sul serio, l'opposizione potrà scegliere fra la piazza, l'Aventino o la collaborazione. Sia il Pd che l'Udc possono e devono dare un contributo importante ad un progetto di riforma che, a sua volta, è destinato a durare a lungo. Non tagliarsi fuori dall'architettura del futuro è la prima priorità del presente per un'opposizione che continua invece a fare come lo struzzo. Nascondendo la testa sotto la sabbia e facendo finta (speriamo davvero sia solo per finta) di non comprendere la portata della sfida lanciata da Silvio Berlusconi. Paolo Messa

Dai blog