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E nel Lazio incombe lo sciopero delle discariche

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L'allarme è stato lanciato ed è di quelli che promettono di dare altri scossoni al sistema dei rifiuti del Lazio. Dal prossimo primo aprile circa 35 Comuni della Regione potrebbero, infatti, vedersi sospendere il servizio di trattamento e smaltimento dei rifiuti in discarica, se non provvederanno a pagare i debiti accumulati nei confronti delle aziende che se ne occupano. La Federlazio, dopo numerosi appelli alla Regione, ha infatti deciso di non concedere più proroghe ai comuni morosi, tra cui figura anche quello di Roma. Ed è proprio sulla Capitale che incombe il pericolo più grande perché la «chiusura» della discarica di Malagrotta potrebbe significare circa 4.500 tonnellate di rifiuti non smaltiti ogni giorno per un totale di 20 mila metri cubi di immondizia lasciata in strada. Cifra che salirebbe a 5.500 tonnellate considerato tutto Lazio e che potrebbe far tornare alla memoria quello che è accaduto a Napoli. L'Ama nel pomeriggio di ieri si è affrettata però a precisare che sono in corso delle trattative riguardo le modalità di estinzione del proprio debito con il Colari, proprietario della discarica di Malagrotta, e che dunque «l'eventuale sciopero delle discariche paventato da Federlazio non coinvolgerà il Comune di Roma». Il sindaco Gianni Alemanno ha fatto di più, dichiarando a chiare lettere che non si arriverà alla chiusura di Malagrotta. Intanto il rischio si fa concreto per gli altri comuni morosi. Tra questi ci sono Pomezia, Nettuno, Mentana, Rieti, Monterotondo e Palombara. E ancora, Ardea, Latina, Tivoli, Ariccia, Fiumicino e Ciampino. Per un debito complessivo accumulato nei confronti delle aziende, ha fatto sapere Giovanni Quintieri direttore generale di Federlazio, di oltre 200 milioni di euro. E non è una bella notizia dopo il recente caso del termovalorizzatore di Colleferro dove, secondo i carabinieri, veniva smaltito di tutto e che ha portato il presidente della Regione Piero Marrazzo a promettere massima attenzione sui rifiuti e a predisporre un piano di bonifica e recupero di quarantadue siti inquinati. Ma sul futuro rifiuti del Lazio pende anche la questione della centrale turbogas di Aprilia. La cui realizzazione resta ancora piuttosto lontana anche perché legata a nuovi approfondimenti disposti dallo stesso Marrazzo sull'iter procedurale per veder compiuta l'opera e, soprattutto, sull'impatto sulla salute dei cittadini e sull'ambiente. Tutte spine nel fianco di un piano regionale che fissa nel 2011 il termine limite per far fronte ad una previsione rifiuti quantificata nel triennio 2008-2011 intorno a 13 milioni e 700.000 tonnellate. L'obiettivo del piano è ambizioso: entro i prossimi due anni dovranno essere pronti quattro nuovi impianti per il trattamento biologico dei rifiuti, che andrebbero a sommarsi agli otto già presenti e a 4 termovalorizzatori. Si tratta di Colleferro, San Vittore (una linea è già in funzione), Malagrotta e Albano. Impianti necessari, ma che dovranno fare i conti con i particolarismi delle comunità locali e con le prese di posizione delle associazioni ambientaliste.

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