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«Gli elettori parteciperanno su internet alle scelte del Pdl»

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Sonopassati quindici anni. Sembra ieri. E quanto sono cambiato da allora». Ah sì? E in cosa presidente Valducci? «Guardi la politica, così come tutti i lavori, è una professione, s'impara su campo. È vero che ci sono dentro da quindici anni ma, mi creda, è solo da qualche anno che ho preso davvero le misure della realtà politica». Lei è uno dei fondatori di Forza Italia, uno di quelli che può dire "io c'ero". Non le dispiace un po' che da domenica questo partito non ci sarà più? «No. È la decisione dei cittadini. E poi la nascita del Popolo della libertà converge a quello che è stato sempre un punto cardine della nostra politica, vale a dire la costruzione del bipartitismo. Il Pdl è l'unione di due grandi realtà». Realtà diverse però? «Sì, diverse. Ma complementari. Forza Italia è stato un movimento politico abituato dal suo leader sin dall'inizio a confrontarsi con l'elettorato. Infatti, uno dei nostri slogan è sempre stato "no alle nomenclature". Ha mai visto ai nostri congressi le grandi tavolate presidenziali?». Non mi sembra. «Appunto. Nessuno di noi si è mai sentito arrivato. Siamo stati abituati sempre a rimetterci in gioco. E lo faremo anche questa volta?». Voi. E quelli di An? «Beh, il presidente Fini l'ha detto nel suo discorso alla fiera. E ha invitato tutti a farlo». Più volte ha detto di non essere interessato alla questione leadership. Ne è sicuro? «Le rispondo con il commento fatto da Marcello Dell'Utri alla stessa domanda: "È come chiedere ad un neonato cosa farà all'università"». Definizione di Mario Valducci: Pdl, partito a due velocità. Che significa? «Significa che bisogna dare al cittadino la possibilità di poter partecipare alla vita del suo movimento politico. E per fare questo ci sono due strade. La prima, tradizionale, basata su un ruolo attivo, vissuta in prima persona. La seconda, quella moderna, dove il cittadino, per esempio attraverso internet, può intervenire sulle scelte del partito, per esempio sui candidati, o sui grandi temi politici. Un parlamento a cielo aperto». È sicuro che i suoi colleghi accetterebbero un modello di questo tipo, dove addirittura il cittadino può scegliere un candidato... «Non lo so. La mia è solo un'ipotesi. Quello che so però, è che la forma tradizionale del partito, quella del '94, non può più avere successo. Il cittadino ora vuole la verifica di quello che il suo movimento politico realmente fa. Per cominciare, potremmo testare questo modello in una regione e vedere se funziona». E se non funziona? «Studieremo un'altra ipotesi. Usando però il linguaggio della politica del terzo millennio, perché di questo stiamo parlando». Torniamo a Forza Italia. Qual è il ricordo più bello di questi quindici anni? «La prima uscita pubblica di un movimento politico che stava nascendo, fatto forse da dilettanti allo sbaraglio, ma più che mai convinti. Era il 6 febbraio del '94». E di Silvio Berlusconi? «È unico nel suo genere». Interverrà al congresso del Pdl? «Non lo so. Spero solo che siano tre giorni di festa, perché di questo si tratta». Fini nel suo intervento si è emozionato, c'è stata pure qualche lacrima. Idem per Berlusconi? «Penso sia inevitabile per una persona come lui che usa molto nel lavoro i sentimenti e la passione». Berlusconi. E lei? «Io mi emoziono facilmente...». Gia.Ron.

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