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Discariche, Berlusconi a Napoli per controllare i lavori

Guido Bertolaso

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Ripulire Napoli. Un'impresa impossibile. O quasi. Gli otto mesi trascorsi sono stati degni di una sceneggiatura di un buon film d'avventura. S'apriva una discarica, peraltro avversata dalla popolazione, e si scoprirà che dentro c'avevano buttato di tutto. Si faceva un'analisi e si scopriva che c'era amianto sotto terra. Persino gli enti locali hanno fatto il loro con veri, presunti e tentati sgambetti. Non ultimo quello del Comune di Napoli, pur aiutato e soccorso in ogni modo. Quando è toccato alla Iervolino compiere l'unica vera scelta, ovvero dove sistemare il termovalorizzatore, fa sapere che lei preferisce Agnano. C'è solo un piccolo dettaglio: è area ad alta vulcanicità e sismicità, dunque al governo tocca effettuare la decisione impopolare di dirottare la scelta su Napoli Est, l'altro lato della città. Comunque sia, quando Berlusconi assume le redini del governo, nel maggio scorso, si trova Napoli e la Campania ricoperte da 35mila tonnellate di monnezza. E la situazione peggiorava giorno dopo giorno. Perché la capacità di raccolta era di 660 tonnellate al giorno e la produzione era di oltre 7000. Sono state così aperte cinque discariche e sono stati avviati a conclusione i lavori del termovalorizzatore di Acerra, vicino Napoli, che erano fermi come si legge nella relazione che il sottosegretario Bertolaso ha appena consegnato al Parlamento. Così è stato necessario anzitutto liquidare ciò che alle ditte spettava, quindi è intervenuto l'Esercito che ha garantito il presidio. L'opera sarà a pieno regime a giugno. L'obiettivo ora è portare la quota di rifiuti smaltiti con inceneritore al 21%. È finita anche la gara per l'aggiudicazione del secondo inceneritore, a Salerno, e a fine anno si procederà anche all'appalto per il terzo, quello di Santa Maria La Fossa. Poi toccherà all'ultimo, quello del capoluogo. La relazione spiega che «la commissione tecnica non ha ritenuto idoneo il sito» individuato dalla Iervolino «a causa, in particolare, della conformazione morfologica dei luoghi che avrebbe reso problematica la dispersione delle emissioni provenienti dall'impianto». Altra polpetta avvelenata è nella discarica di Chiaiano, che pure aveva sollevato proteste del quartiere. Nella nota si legge che «sono stati ritrovati cumuli di rifiuti abbandonati in più zone». Viene chiamata l'Università a fare le analisi. E mentre si compie questa seconda operazione, spunta un'altra sorpresa: «L'avvio delle attività per la costruzione della discarica ha subito notevoli rallentamenti a causa dell'estromissione, per mancanza dei previsti requisiti relativi agli aspetti di carattere giudiziario, sia della prima che della seconda ditta risultate aggiudicatarie della gara d'appalto». Bingo! Si mette mano alla bonifica e saltano fuori piombo, antimonio e affini frutto dell'attività di un vicino poligono. E spuntano, in due altre aree sempre a Chiaiano, rifiuti contenenti Eternit. È amianto. Vengono chiamati i carabinieri a fare i rilievi del caso. Tutta la zona viene messa in sicurezza e fortunatamente le analisi spiegano che la presenza di amianto è residuale. L'emergenza, tuttavia, s'avvia a conclusione. Certo, il commissariato di governo è a corto di risorse soprattutto perché i Comuni non pagano. E resta la grande partita della raccolta differenziata: la Campania era al 13%. Nell'ultimo semestre è cresciuta del 9. Un segnale che fa bene sperare ma la strada è ancora lunga. Insomma, una battaglia infinita. E mentre se ne vince una, Berlusconi se ne ritrova un'altra. Crisi economica, l'auto entra nel tunnel, la Fiat di Pomigliano d'Arco è fortemente a rischio. Il premier ieri riceve gli operai e promette loro l'allungamento cassa integrazione che altrimenti scade a settembre, la convocazione del tavolo auto per verificare se vi siano le condizioni per la produzione di nuovi modelli ecologici in modo da rendere lo stabilimento competitivo, l'attivazione presso le banche di prestiti alle famiglie più in difficoltà. Poi, in serata, Berlusconi parla ancora delal crisi e del lavoro. «Io ho detto che deve lavorare di più chi ha la possibilità di farlo — commenta — Auspico che chi è stato licenziato si trovi qualcosa fare, io non starei con le mani in mano. Spero comunque che si faccia di tutto affinchè non si lasci nessuno a casa Anche gli imprenditori si devono inventare qualcosa». No invece all'idea di introdurre la settimana corta: «Non sono d'accordo. Ci sono tante ricette, ma le cure non le ha nessuno».

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