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Biotestamento, il Pdl blinda il testo

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Alla fine ognuno è andato per la sua strada. Nell'Aula di Palazzo Madama, dove oggi dovrebbe arrivare il via libera al disegno di legge sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento (il cosiddetto testamento biologico), maggioranza e opposizione non sono riuscite a trovare una mediazione. E lo scontro è stato inevitabile. A dividere le forze politiche, come largamento previsto, l'articolo 3 del provvedimento quello che definisce i trattamenti di nutrizione e idratazione «sostegno vitale» e, dunque, li esclude dal Dat. La maggioranza ha deciso di non accettare modifiche e l'articolo è stato approvato confermando il «no» alla possibilità di sospensione della nutrizione e idratazione artificiale. In realtà, c'è stato un momento di suspance quando, per alcuni minuti, è sembrato che un'intesa potesse essere raggiunta su un emendamento-mediazione proposto dai cattolici del Pd. Il relatore Raffaele Calabrò ha proposto una riformulazione alla prima firmataria Dorina Bianchi che chiedeva la possibilità di sospendere nutrizione e idratazione in assenza di assorbimento e metabolismo da parte del soggetto. L'accordo sembrava siglato ma poi, alla prova del voto, l'apparente convergenza è saltata. Colpa anche del «pasticcio» che ha avuto luogo in Aula. Calabrò, infatti, prima ha approvato la proposta con una riformulazione, poi, di fronte alle proteste della maggioranza del Pd, dell'Italia dei Valori e di alcuni settori del Pdl, ha ritirato l'emendamento riformulato. Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi ha prima appoggiato l'emendamento e poi si è rimesso all'assemblea. Una confusione che ha costretto il presidente del Senato Renato Schifani a sospendere la seduta prima di autorizzare il voto. Alla fine, comunque, l'emendamento è stato bocciato e l'articolo 3 è passato, senza modifiche, con 152 sì, 122 no e un astenuto. Un dato che ha confermato la compattezza del Pdl, ma anche la difficile convivenza tra le varie anime del Pd. Anche se il segretario del Partito democratico Dario Franceschini ha assicurato che, pur nella libertà di coscienza, «sul voto finale, nel Pd prevarrà il no». In ogni caso la seduta di ieri ha reso evidente l'intenzione della maggiroanza di non «aprire» al rischio di forme di suicidio assistito e di eutanasia. Per questo, ad esempio, è stato bocciato l'emendamento a prima firma Finocchiaro, che prevedeva la possibilità di sospendere la nutrizione e idratazione se tale volontà è espressa nelle Dat. Mentre dall'articolo 3 sono stati cancellati anche i riferimenti lessicali al concetto di accanimento terapeutico. Delusa da questa scelta l'opposizione. «A questo punto non mi aspetto più niente», ha commentato la capogruppo dei senatori Pd Anna Finocchiaro. Immediata la replica del presidente dei senatori Pdl Maurizio Gasparri: «Il partito della morte ed eutanasia non prevale». Pienamente soddisfatto il ministro del Welfare Maurizio Sacconi che, dopo il «no» allo stop della nutrizione, ha sottolineato: «È il cuore della legge. Con questo provvedimento non sarà più possibile un caso Englaro».

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