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Il Pdl si ridisegna, Tremonti è già leader

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Sciogliete le righe, ha ordinato Gianfranco Fini. E si apre l'era degli assi trasversali. Si naviga in mare aperto. Che significa: il campo di gioco non è più cento metri per sessanta, ma tre chilometri per uno. Non si può più ragionare entro i confini che hanno delimitato le varie formazioni del centrodestra negli ultimi quindici anni. Ex uomini di An che cercano ex esponenti di Fora Italia e viceversa. «Siamo tutti in discussione, a cominciare dal sottoscritto», ha detto Gianfranco Fini. Chi ha già cominciato a ragionare in quella logica è Giulio Tremonti. Il quale sta dimostrando in questi giorni di non essere solo un buon tecnico dell'Economia ma di saper fare anche politica. E così, dopo il defenestramento da ministro dell'Economia in quel torrido luglio del 2004, ha cominciato a frequentare l'allora minitro dell'Agricoltura, Gianni Alemanno. Sembrava soltanto la comune passione per la montagna ad avvicinarli. Non era così. C'era la volontà di capirsi dopo le battaglie in Consiglio dei ministri dove l'allora esponente di An era sempre il più aspro. Poi Tremonti si è aperto anche a nuovi mondi, a una critica più aperta alla globalizzazioni, ai temi cari al mondo cattolico. Alemanno invece è diventato sindaco di Roma e tra i due è nato un vero e proprio asse. Anche perché al ministro dell'Economia ha cercato sempre meno di farsi etichettare come il ministro del Nord, il ministro para-leghista. Anzi, proprio con la Lega si sono create maggiori frizioni. Ma Tremonti va avanti lo stesso e due settimane fa s'è recato anche al congresso del Mpa di Raffaele Lombardo, ovvero i leghisti del Sud. Alla coppia s'è aggiunto anche Maurizio Sacconi, il ministro del Welfare, sempre più vicino a una vera e propria conversione religiosa. Da lontano segue tutto Roberto Formigoni che proprio l'altra settimana ha riunito il suo mondo a Riva del Garda per lanciare la sua «Rete Italia». È intervenuto Alemanno, che invece dentro An si pone come riferimento per tutti coloro che immaginano ancora una destra tradizionalista e a difesa dei valori cattolici. Sicuramente si tratta del polo interno del Pdl più forte, anche perché capace di muoversi in modo autonomo e di interloquire anche fuori. Tremonti oramai ha qualcosa più di un vero e proprio feeling di Massimo D'Alema, i loro staff sono intercambiabili è l'anello di congiunzione è Marta Dassù, giunta dall'ex ministro degli Esteri via Gianni De Michelis, e oggi segretaria dell'Aspen. Altri provano ad imitarli. Per esempio il ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola prova a procedere con Altero Matteoli, ministro delle Infrastrutture. Ignazio La Russa finalmente ha trovato il modo di avere un filo diretto con Denis Verdini, visto che non gli rispondeva al telefono, sebbene il coordinatore azzurro non viva i suoi giorni migliori. Maurizio Gasparri ha trovato un equilibrio con il suo vice Gaetano Quagliariello ma la sua forza rimane il fatto di parlare direttamente con Berlusconi quando ne ha bisogno. Fin qui prevale la tattica. Si tratta di intese per fagocitare o per non farsi fagocitare, per resistere e restare a galla. Ci sono invece gli accordi tematici che hanno più possibilità di durare, quelli nati sul campo. Come quello tra Adolfo Urso e Michela Vittoria Brambilla, visto che in diverse occasioni hanno svolto missioni all'estero. Con la benedizione di Franco Frattini, visto che tutti e tre lavorano proprio per la promozione dell'Italia nel mondo. Tutto è in movimento. E in campo stanno per entrare altri pezzi pesanti, come Sandro Bondi. A Berlusconi toccherà trovare una sintesi.

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