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Dal Grinzane a Settis, il ko dei soliti noti

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Dipiù, può finalmente darle il coraggio (quel coraggio che, diceva Don Abbondio, non arriva come manna da cielo, ma ciascuno se lo deve dare da sé) di organizzarsi, e pretendere di avere voce in capitolo in quel campo finora presidiato dalla Sinistra che è la Cultura. La rivoluzione in atto nel ministero dei Beni Culturali ne è una spia. Quando mai il decisionismo, il commissariamento - pronunciamola, la parola-spettro - di Pompei e del Foro Romano sarebbero potuti avvenire nella realtà ingessata tra nomine, concorsi, bandi delle sovrintendenze? Quando mai a fianco del ministro - il soave Bondi, in questo caso - sarebbe potuto arrivare un manager del più spiccio impero commerciale come Mario Resca, guru di McDonald Italia? Quando mai un monumento dell'intellighenzia di sinistra, come Salvatore Settis, avrebbe dato le dimissioni - spicciamente accettate e subito risolte con la nomina di Andrea Carandini - dal Consiglio Superiore dei Beni Culturali? Quando mai, per allargare il discorso all'Italia che trova fruttuoso mettersi in mostra, i Bronzi di Riace sarebbero usciti dalla Torre d'avorio del Museo di Reggio Calabria? Si sta svegliando, forse, il centrodestra, dal suo torpore. Cerca visibilità negli allori letterari, come è successo nel recente Acqui Storia, dove un premiuzzo, uno, è andato a un autore che non fosse solo e solamente un resistenzialista (e i resistenzialisti hanno gridato allo scandalo). Anzi, proprio nell'impero dei premi letterari può a ragione dire qualcosa, dopo il marasma che ha squassato il Grinzane Cavour di Giuliano Soria, lautamente foraggiato dalla sinistrorsa Regione Piemonte. Anche un altro serbatoio - quello che finanzia con fondi pubblici il cinema - dà segni - piccoli piccoli - di autonomia di giudizio. Per farla breve: i soldi a «Miccia corta», il film su Prima Linea tratto dal libro di Sergio Segio, hanno trovato - e troveranno - la diga delle verifiche, dei confronti con i parenti delle vittime del terrorismo, dei rimaneggiamenti di sceneggiatura impensabili in altri tempi. Anche questo è un segno. Con un'avvertenza. Spalancare le porte a voci diverse non è spoil system (Carandini, per esempio, non ha mai corso con lo stendardo nero, o azzurro, anzi ha collaborato coi governi di centrosinistra). È alzare il capo e usarlo. Magari dando qualche salutare testata al monolite della Cultura fin qui militante solo da una parte. Lidia Lombardi

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