Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Carandini: "I Fori annaspano, ci vuole il commissario"

Colosseo

  • a
  • a
  • a

Andrea Carandini, l'archeologo che ha scavato più di tutti la Città Eterna, conclude il primo giorno da presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali entrando «nella fossa dei leoni». Proprio così chiama l'incontro con i giornalisti dopo il suo insediamento, nella sala tutta marmi e stucchi del Collegio Romano, la «casa» di Bondi. «Prima che mi facciate le domande, dico subito che non mi riconosco nei ritratti che mi hanno fatto alcuni giornali. Non dicono la verità», attacca deciso. Poi come un leone il professore - 71 anni, una prestigiosa cattedra alla Sapienza d Roma e la grinta che gli viene dalla passione di archeologo - ribatte alle domande, tutte cattive. Il tradimento dell'amico Settis? «Non è vero che sapevo di sostituirlo prima che si dimettesse. Quando ha dato forfait Bondi mi ha chiamato. Ero in ascensore, ho detto al ministro che volevo riflettere, lui ha risposto che doveva decidere subito. Che avrei dovuto fare, dire di no? Settis rimarrà comunque mio interlocutore». Ma del piano-casa che dice? Si dimetterà di fronte a qualche scempio? Carandini flemmatico legge la fine della sua relazione al Parlamentino dei Beni Culturali: «Qualsiasi piano casa si voglia adottare, dovrebbe rispettare non solamente gli interessi particolari dei proprietari di villini e attici ma anche l'interesse generale nel campo della tutela dei beni culturali e del paesaggio. E ne vanno esclusi centri e città storici. Ma quando mi chiedete se mi dimetterò, rispondo: resto a vedere che succede, senza essere preda degli ideologismi preventivi. Se mi accorgerò di non essere utile, allora getterò la spugna». Ok al commissariamento dei Fori, precisazioni su quello di Pompei. «Non è vero che a Pompei il sovrintendente Guzzo è esautorato, il commissario interviene solo per alcune emergenze. Quanto a Roma, l'idea di chiedere l'aiuto di Bertolaso era anche del precedente governo. È stata rilanciata dal sovrintendente Bottini. Lui è un godereccio (e lo invita a lasciare il fondo della sala e a sostenerlo nel contraddittorio), mica un masochista: sarebbe stato un pazzo se avesse chiesto il proprio commissariamento. Lo ha invocato perché capisce l'emergenza. La realtà è che Roma archeologica è a pezzi. Bisogna sterrare la terra sulla Domus Aurea, che rischia crolli; liberare la Cloaca Massima, ridotta a palude; rendere agibile il Palatino, minacciato da frane e crolli. Una situazione che mi fa piangere». Ok anche al super-manager Resca. «Nel ministero funziona bene la tutela ma la valorizzazione no. Serve una figura che sappia organizzare, cosa che noi archeologi e tecnici non sappiamo fare. Io vigilerò sul suo operato, resterò fedele al Codice dei Beni Culturali. E a chi obietta che Resca non sa di storia dell'arte, di archeologia, replico: Marchionne, quando è andato a dirigere la Fiat, di macchine non ne sapeva niente». Su un punto Carandini dissente dalle idee del centrodestra, il parco a tema dell'Antica Roma, idea del vice sindaco di Roma, Cutrufo. «Sono contrarissimo, e con me Resca. Si pensi piuttosto al parco del Centro». Li. Lom.

Dai blog