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A Bologna non ci avevano mai creduto.

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Moltine erano convinti: prima o poi, la vendetta del Professore, più terribile di quella di Montezuma, avrebbe colpito ancora. In questo caso non alla pancia, ma sulle fortune politiche dei suoi avversari dello stesso schieramento. E così è stato. Anche Walter Veltroni - come, ai tempi del primo governo Prodi, successe a Bertinotti, D'Alema e Marini -, ha pagato il fio delle proprie colpe, che poi sarebbero state quelle di aver accelerato la caduta del secondo governo Prodi. In men che non si dica, l'ex Walter nazionale - colui che, appena due anni fa, era stato disegnato come l'uomo della Provvidenza in versione sinistroide - è stato spodestato. Così, il Professore, che solo dodici mesi fa era diventato una specie di Innominato, è tornato clamorosamente in auge e appare addirittura l'ago della bilancia in grado di creare un nuovo Centro che faccia ancora perno sull'Ulivo. Ha giustamente scritto ieri sul Tempo Mario Adinolfi, membro della direzionale nazionale del Pd, che bisogna chiedersi come sia possibile che la sinistra debba ancora ricorrere a Prodi, colui che veniva indicato, con qualche ragione, da Veltroni come il principale responsabile della pesante sconfitta alle Politiche del 2008. Proprio per rispondere ai dubbi legittimi di Adinolfi, ho condotto una rapida inchiesta tra gli amici bolognesi del Prof e tutti mi hanno, però, escluso la possibilità di un ritorno in prima persona dell'ex premier nell'agone politico italiano. Al massimo, mi dicono, sarà il suggeritore del suo conterraneo Franceschini che, pure, nei panni di vice di Veltroni, non aveva certo lesinato in accuse nei confronti di Prodi. Quello che ora interessa, a Mortadella, è diventare come minimo roast-beef, nel senso che ambirebbe a un ruolo sempre più internazionale. Non è un caso che riservi le sue critiche a Veltroni, ma eviti qualsiasi attacco diretto a Berlusconi, colui che è sempre stato invece il suo nemico giurato. In effetti, se dopo la defenestrazione degli anni Novanta, puntò, con successo, all'Europa, diventando presidente della Commissione di Bruxelles (e il sottoscritto fu il primo ad anticiparne la notizia), oggi Prodi guarda al mondo perché non gli dispiacerebbe il ruolo di segretario generale dell'Onu. È sempre più spesso negli Stati Uniti, dove ha già avuto un incarico temporaneo dal Palazzo di Vetro per i Paesi del Terzo Mondo, e dove insegna alla Brown University. Ambizioni velleitarie? Direi proprio di no, perché l'attuale segretario generale, Ban Ki Moon, è considerato da tutti di scarso «appeal», mentre Prodi gode dell'appoggio del premier cinese (e a Pechino il Professore è stato trattato, a fine novembre, come un Capo di Stato, tanto da far supporre un suo coinvolgimento maggiore negli affari del Paese del Dragone) e, adesso, anche il nuovo presidente americano Obama è pronto a sostenerlo. Dopo la vendetta, insomma, per l'uomo dell'Ulivo si profila un grande riscatto a livello...planetario: così va il mondo. *deputato del Pdl

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