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"Se essere italiani diventa una punizione"

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«Nessuna tra noi mamme della "Carlo Pisacane" di Roma iscriverà i propri figli entro il 28 febbraio a questa scuola. Invitiamo tutte le mamme di tutte le scuole italiane che si trovano nelle nostre stesse condizioni a fare altrettanto». Con queste parole si apre la lettera indirizzata al ministro Mariastella Gelmini e a tutti i parlamentari. Una richiesta d'aiuto che viene da un gruppo di mamme che ogni giorno toccano con mano la difficoltà di far frequentare ai propri figli una scuola dove, su 180 studenti, solo pochi sono italiani. Un appello che non nasce però da discriminazioni etniche, ma a difficoltà oggettive di convivenza che minuziosamente descrivono. «I nostri figli non possono essere diversi dai tanti bambini italiani che hanno la fortuna di frequentare scuole dove regna l'armonia e si compiono normali percorsi di apprendimento e socializzazione. I nostri figli hanno diritto ad avere degli amichetti con cui giocare anche al di fuori dell'orario canonico, mentre le comunità di stranieri presenti nel nostro istituto sono chiuse e non si lasciano frequentare, hanno diritto ad andare in gita scolastica, mentre per la stessa ragione e, probabilmente, anche per motivi economici i bambini stranieri non possono mai partecipare ai viaggi che - di tanto in tanto - si provano a organizzare. Niente città d'arte, nessun soggiorno sulla neve: non si raggiunge mai il numero minimo per partire. I nostri figli hanno diritto a fare e a vedere un presepe con il bambino Gesù, la Madonnina e San Giuseppe, mentre il «Villaggio globale» organizzato lo scorso anno aveva moschee, minareti e donne in burka mischiati ai pastori e ai Re Magi. I nostri figli conoscono il nostro alfabeto ed è evidente che questo risulta un vantaggio rispetto a chi scrive in cirillico, arabo, cinese, così come è evidente che questo vantaggio si trasforma in un handicap quando si cerca di uniformare l'offerta formativa per renderla adatta a tutti. I nostri figli hanno diritto a vivere la loro italianità con naturalezza e non come una punizione e noi mamme siamo prontissime a partecipare alla scommessa. Ma se una scuola arriva a contenere 15 bambini italiani su 180 e classi come l'attuale prima elementare, con un solo bambino italiano su 23, nessuna integrazione è possibile. Per questo abbiamo deciso di cambiare istituto. Così come - ed è un avvertimento - lasceremo a Lei, Ministro, la prima scuola pubblica d'Italia composta solo da stranieri. Ce ne andremo altrove, non possiamo permetterci le private, ma le famiglie romane hanno almeno la fortuna - facendo qualche sacrificio logistico in più - di potersi recare in altre scuole primarie della zona. Metteteci un po' di coraggio: da oggi per noi inizia il conto alla rovescia. Con stima e cordialità».

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