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Berlusconi-Fini, l'intesa c'è

Gianfranco Fini

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Sintonia. Al termine di un'ora e mezza di pranzo nello studio al primo piano di Palazzo Montecitorio gli uomini più vicini a Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi ripetono fino alla nausea quest'unica parola. Il premier e il presidente della Camera, hanno discusso di tutto: dal congresso del Pdl alla riforma dei regolamenti parlamentari. E, recita la versione ufficiale, hanno evidenziato «un'elevata sintonia». Insomma, se martedì i due si erano «beccati» a distanza sulla proposta lanciata da Berlusconi di affidare il voto parlamentare solamente ai capigruppo, ieri è arrivato il chiarimento. Anche se, fonti della maggioranza, assicurano che nel lungo colloquio il tema non è stato affatto toccato. Dopotutto il presidente della Camera era già intervenuto in Aula chiarendo che, «fin quando la Costituzione è quella vigente, nessuno è delegato a votare per i parlamentari». Così, a pranzo, i due hanno preferito lasciar «cadere nel vuoto» la proposta. Poco importa. Anche se «l'idea» del Cavaliere non è stata oggetto di discussione l'incontro è comunque servito per parlare di come garantire il pieno funzionamento del Parlamento con soluzioni a breve termine, come la modifica dei regolamenti delle due Camere (Berlusconi avrebbe affidato a Fini il compito di mediare con l'opposizione sul tema), ma anche con interventi di più ampio respiro che prevedono modifiche costituzionali. I due leader, infatti, avrebbero condiviso la necessità di rendere più snello l'iter di approvazione delle leggi e avrebbero affrontato anche la questione della ripresa del percorso di riforme istituzionali, a cominciare dalla riduzione del numero dei deputati. In ogni caso fonti vicine al presidente della Camera spiegano che l'«argomento trainante del colloquio» è stata la verifica della road map che porterà alla confluenza, il prossimo 27 marzo alla Fiera di Roma, di Fi e An nel nuovo soggetto unitario. Una road map che, ancora oggi, presenta numerosi nodi irrisolti. Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini avrebbero definito l'organizzazione della tre giorni che sarà aperta da un intervento del Cavaliere mentre, nella seconda giornata, ci saranno i contributi del presidente della Camera e di quello del Senato. Domenica, poi, ancora il premier a chiudere l'assise. Totale sintonia anche nel confermare l'intesa sui tre coordinatori del Pdl soprattutto sul punto, molto caro a Fini, di avere dei triumviri con pari dignità. Niente di nuovo, invece, sul fronte dei coordinatori regionali mentre il tema della presidenza Rai, che al momento registra uno stallo, sarebbe stato toccato solo marginalmente. Insomma, dopo le polemiche dei giorni scorsi, torna il sereno tra Fini e Berlusconi. Anche se, all'esterno, lo scontro sulla proposta di far votare solamente i capigruppo continua ad essere acceso. Per il segretario del Pd Dario Franceschini, infatti, «il passaggio successivo potrebbe essere un tasto solo nell'ufficio del presidente del Consiglio, per semplificare tutto. Per Berlusconi sembra tutto un ingombro sulla strada della sua luminosa azione di governo e questo vale per il Parlamento e a volte anche per il ruolo di garanzia del presidente della Repubblica». Critico anche il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini: «Nel disegno di Berlusconi esistono solo il leader e il popolo. Parlamento e parlamentari, istituzioni e partiti, rappresentano un impiccio». Ed una piccola polemica esplode anche all'interno del Pdl. Il Predellino quotidiano informatico curato dallo spin doctor del Cavaliere Giorgio Stracquadanio pubblica sulla homepage una «puntura» al presidente della Camera. Nel testo si legge: «Berlusconi: "Tempi certi per l'approvazione delle leggi: votino solo i capigruppo". Fini, destinatario dell'idea: "La proposta cadrà nel vuoto". Appunto».

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