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Crolla il Pil americano: -6,2%

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Un crollo del genere non si registrava dal 1982. A determinare quello che è un autentico tonfo per la produzione della ricchezza è stato l'atteggiamento dei consumatori che hanno ridotto drasticamente le loro spese confermando che la recessione in atto si sta inasprendo e che forse la Finanziaria presentata da Barack Obama è troppo ottimista. Almeno nel breve termine. Le prospettive per i primi tre mesi dell'anno, infatti, non sono rosee, con gli analisti che si attendono una contrazione di pari ampiezza. «Siamo nel mezzo della peggiore tempesta economica dell'ultimo mezzo secolo, e la situazione sta ulteriormente peggiorando», spiegano gli operatori, secondo i quali la recessione attuale «è quasi probabilmente la più lunga e la più profonda» dalla Seconda guerra mondiale. Dalla grande Depressione l'economia americana si è contratta più del 6,2% solo in tre occasioni, e cioè nel 1957, nel 1980 e nel 1982. Il dato del quarto trimestre è stato decisamente rivisto al ribasso dal Dipartimento del Commercio che, in precedenza, aveva segnalato un calo del Pil del 3,8%. Una flessione da subito ritenuta dagli analisti poco vicina alla realtà. La seconda stima diffusa ieri, e che solitamente passa inosservata, ha creato grande sorpresa. Un po' per l'ampiezza della revisione effettuata, un po' perché il dato è risultato decisamente peggiore alle attese. A pesare sulla contrazione del Pil è stato soprattutto il calo dei consumi, motore dell'economia americana: nel quarto trimestre 2008, infatti, i consumi sono scesi del 4,3%, la flessione maggiore dal 1980 e che segue il -3,8% registrato nei tre mesi precedenti. È la prima volta dal 1947, cioè da quando è iniziata la raccolta dei dati, che i consumi calano di oltre il 3% per due trimestri consecutivi. Determinante per la contrazione anche il calo delle scorte aziendali scese di 19,9 miliardi di dollari nel quarto trimestre, invece di essere salite di 6,2 miliardi come previsto dal Dipartimento del Commercio nella prima lettura del Pil. Il mercato immobiliare, inoltre, ha continuato a rappresentare una zavorra, con gli investimenti residenziali fissi in calo del 22,2%. Secondo gli analisti il piano di stimolo da 787 miliardi di dollari dell'amministrazione Obama non farà sentire i propri effetti prima della seconda parte del 2009. Il che si tradurrà, aggiungono, in un Pil in calo per almeno altri due trimestri. Nella sua prima Finanziaria Obama stima che l'economia americana si contrarrà nel 2009 dell'1,2%, per poi tornare a espandersi del 3,2% nel 2010. Anche se Il 2008 si è chiuso - precisa il Dipartimento del Commercio - con un Pil in progresso dell'1,1% (+1,3% la prima stima) contro il +2% dell'anno precedente. Intanto il crollo del Prodotto interno americano (unito a quello di Citigroup che ieri ha consegnato il 40% del proprio capitale al Tesoro degli Stati Uniti) ha trascinato con sé le Borse europee che ieri hanno vissuto un'altra giornata di passione. Nell'ultima seduta prima del weekend i maggiori listini hanno perso in media due punti percentuali, con la sola Stoccolma che ha limitato la discesa a mezzo punto. Londra ha fatto segnare un -2,18%, Parigi -1,54%, Francoforte -2,51%, - Madrid -2,44% così come Milano, Amsterdam -1,73% e Zurigo -1,68%.

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